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Un veliero con a bordo 137 clandestini è stato bloccato a 11 miglia dalla costa crotonese. Il veliero battente bandiera russa, navigava a motore, ed è stato intercettato ieri notte nello Jonio calabrese dalla guardia di finanza. A bordo dell’imbarcazione, gli uomini del guardiacoste del reparto aeronavale delle fiamme gialle di Taranto hanno trovato cittadini iracheni e bengalesi, tutti maschi e ammassati. Il dispositivo interforze ha funzionato e i militari, una volta affiancato il natante, sono saliti a bordo per verificare le condizioni, giudicate buone, dei clandestini.
Il motoveliero è stato condotto nel porto di Crotone con la scorta di altre due motovedette giunte a supporto. Qui, gli extracomunitari sono stati rifocillati e accompagnati nel centro di accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. In parallelo sono state avviate le indagini per individuare gli scafisti. A colpire, anche in quest’ultima circostanza, sono le modalità e i mezzi, imbarcazioni di lusso e velieri, utilizzati per raggiungere le coste italiane. Dall’estate scorsa, infatti, sono stati undici gli sbarchi sulle coste dello Jonio calabrese di clandestini arrivati a bordo di costosissimi natanti. La serie ha avuto inizio proprio il 25 agosto a Guardavalle (Cz) quando 52 immigrati sono sbarcati da un veliero di lusso. In quella circostanza, un ragazzo perse la vita in mare, dove probabilmente era stato gettato dagli scafisti.
A distanza di pochi giorni, il 7 settembre, nuovo approdo di disperati a Cutro (Crotone), quando, con una lussuosa barca a vela, ne arrivarono 32. Altri 59 ancora sono sbarcati a Isola Capo Rizzuto il 15 settembre scorso. Tra il 6 ed il 7 ottobre c’è stato un doppio sbarco: 102 stranieri sono arrivati nel crotonese ed altri 20 nella locride. Il 28 ottobre, invece, a Crotone, sono arrivati altri 80 immigrati ed il 2 novembre scorso, un altro centinaio è sbarcato a Crotone. Il 7 di questo mese, sempre a Isola Capo Rizzuto sono arrivate altre 78 persone. In tutto sono approdati in Calabria circa 500 immigrati. All’attenzione degli investigatori, che ipotizzano coinvolgimenti di organizzazioni con ramificazioni nei paesi dell’est (anche la nazionalità del veliero giunto oggi avvalorerebbe questa tesi) impegnate nella tratta degli esseri umani, ci sono le modalità utilizzate: non più vecchie carrette del mare ma lussuose imbarcazioni.

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