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di DOMENICO PALMA*IL FUTURO del comparto dell’edilizia è strettamente legato al destino del nostro paese, alla sua capacità di ripartire su un meditato e condiviso sviluppo economico, alla qualità e alla consistenza di una utile strategica programmazione delle infrastrutture di cui necessita. Abbiamo voluto una tavola rotonda a Potenza per riflettere, quindi, per migliorare la nostra qualità propositiva, in perfetta continuità con le iniziative che unitariamente come Feneal, Filca e Fillea abbiamo già fatto nel passato, quando abbiamo discusso di sicurezza nell’edilizia e di contrattazione. Credo, alla vigilia del trentennale del terremoto, che dobbiamo concentrarci sui programmi di adeguamento antisismico e di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e privato che non si può certamente considerare completato e quindi di come reperire le risorse adeguate. Di pari passo va rafforzata la nostra attenzione e quella delle istituzioni su EDILIZIA ECO-COMPATIBILE E PER IL RISPARMIO ENERGETICO. Interessante in proposito è l’esperienza del Distretto produttivo dell’ edilizia sostenibile (un’ aggregazione di attori pubblici e privati creata con l’ obiettivo di diffondere sul territorio un nuovo modo di costruire finalizzato a realizzare un prodotto edilizio più evoluto che minimizzi l’ utilizzo delle risorse ambientali e favorisca il risparmio energetico) che si sta sperimentando ad opera della Regione Puglia. Il Distretto si propone di diffondere una nuova cultura costruttiva e favorire il mercato delle costruzioni ecosostenibili che, secondo le stime dell’ Enea, potrebbe toccare nel 2019, tra edilizia residenziale e non residenziale, gli 8 miliardi di euro con una domanda di materiali ecocompatibili pari a circa 2 miliardi di euro; attraverso la creazione di reti di imprese del settore il distretto intende sviluppare la qualità costruttiva e l’ utilizzo di materiali ecocompatibili in linea con le esigenze dell’ edilizia sostenibile, sostenere strategie di recupero del territorio e degli edifici per innalzare la qualità della vita dei suoi abitanti, formare nuove figure professionali specializzate nell’ edilizia sostenibile, promuovere la ricerca scientifica e l’ innovazione tecnologica finalizzata ad implementare l’ edilizia sostenibile nella regione. Intanto il problema occupazione. La Basilicata ha registrato un’autentica emorragia di posti di lavoro, negli ultimi due anni si sono persi circa 5000 addetti, quasi come se fosse stata chiusa una fabbrica di grande dimensioni. La Fiat di Melfi per intenderci. I dati delle casse edili ci danno una lucida e inconfutabile comparazione di numeri e questi sono chiari: nel 2008 le ore di lavoro nel comparto edile erano di 12,8 milioni circa, nel 2009 sono scesi a 11,8 milioni e nel primo trimestre 2010 l’occupazione è ferma a 4,8 milioni di ore,passando dagli 8502 addetti attivi, del 2009 in cassa edile, ai 7011 lavoratori attivi nel del secondo semestre, cioè ad oggi, invece le ore lavorate sono: 2.915.184, pari a 529,94 ore per operaio. Un nostro operaio lavora in medio sei mesi all’anno. Dal 2008 al 2010 i lavoratori registrati da Cassa edile e Edil Cassa, cioè quelli regolari, in tutta la Regione sono passati da 16.124 a 10.862. Il calo ha interessato anche lavoratori stranieri che, per quanto riguarda le sole casse edili sono passati da 2006 a 973 in poco più di due anni, il numero delle imprese registrate è passato delle 2888 del 2009 alle 2.241 del 2010. E se dal 2008 al 2009 la flessione è stata abbastanza contenuta, dal 2009 alla prima parte del 2010 si è verificata un’autentica caduta libera di tutti gli indicatori economici del settore. La flessione ha interessato in maggiore misura la provincia di Matera rispetto a quella di Potenza, per la sola presenza di alcuni cantieri pubblici di grandi dimensioni, ma se togliamo i cantieri delle Salerno Reggio Calabria, la flessione nel Potentino è altrettanto preoccupante. Il quadro di riferimento che si ricava è abbastanza serio da indurci a fare una riflessione su quanto si poteva fare e non è stato fatto, la crisi c’è ed è pesantissima, questo ultimo scorcio del 2010 ha maggiormente appesantito l’emorragia di posti di lavoro, per questo alcuni interventi che potevano essere messi in campo sono diventati indifferibili. Il settore edile incide in Basilicata per 12 per cento dell’occupazione e per il 18 per cento per quanto riguarda l’apporto alla creazione del valore aggiunto. Quali le possibili soluzioni? Bisognava attivare con maggiore anticipo un tavolo di crisi del comparto, con i soggetti interessati, imprenditori, enti appaltanti, per avere un quadro chiaro e certo di tutti quei lavori e infrastrutture che potevano e possono essere accelerati in tempo per indire le gare di appalto, mentre laddove gli appalti sono stati espletati e affidati i lavori, è senz’altro possibile accelerare la cantierizzazione, visto che in Basilicata i tempi medi per un appalto sono molto lunghi, nell’ordine di 24 mesi. Dai fondi Fesr 2007-2013 è emerso con chiarezza il grande limite dell’attività di spesa dei fondi comunitari che abbiamo da tempo denunciato: prima che i progetti diventino cantieri e quindi posti di lavoro trascorrono anche tre anni. Inoltre, secondo i dati diffusi la spesa, al 30 aprile, del Po Fesr 2007-2013 riguarda il 57 % investimenti in infrastrutture ( 67 milioni di euro). Non capiamo nemmeno la lentezza nell’attuazione degli accordi di programma relativi al Pisus sia di Potenza che di Matera, nei bandi per i pois, ( 77 interventi di edilizia scolastica, 18 interventi per infrastrutture socio-sanitarie con un impegno finanziario di circa 18 milioni di euro), nell’attuazione del piano stralcio Difesa del rischio idrogeologico ( 4 milioni di euro). La manutenzione del territorio è indispensabile per evitare le recenti alluvione che si sono avute nel Materano ed in altre zone d’Italia, la modernizzazione delle infrastrutture che servono alla Basilicata, non possono essere più rinviate se vogliamo una Regione competitiva, capace di essere protagonista nell’economia italiana e mondiale. Perciò servono progetti chiari in tempi definiti, con il contributo delle forze sociali. Diventa essenziale pertanto la metodologia della “concertazione per progetti”, puntando a un nuovo modo di realizzare confronti costruttivi e concreti, che siano in grado di definire un percorso anche negoziale con tempi, risorse e modalità ben definite. Il piano casa, tanto sbandierato dal governo Centrale, nella nostra Regione ha avuto risultati deludenti, tanto da classificarlo come l’ennesimo fallimento politico. Lo stesso rapporto di BANKITALIA sull’andamento dell’economia Lucana, presentato a Potenza il 9 novembre u.s., riferisce di una regione dove il comparto industriale è in caduta libera con un tasso di disoccupazione in crescita e del deterioramento della qualità del credito, un quadro a tinte fosche, con una produzione industriale passata dal 10,5 % al 4,4%. La grande difficoltà del settore delle costruzioni, con solo il 2% in più, rispetto al 2008, del valore degli appalti di opere pubbliche pubblicati, pari a 222 milioni di euro, e si badi bene solo pubblicati e non tutti cantierizzati. Un ulteriore dato è il cattivo andamento dell’edilizia privata, nonostante siano gli unici cantieri aperti, grazie alle agevolazioni fiscali,mentre le compravendite immobiliari subiscono una secca battuta d’arresto vicino al 10%. La situazione è talmente preoccupante che le imprese di costruzioni aderenti all’ANCE, avevano previsto per il biennio 2009-2010 un calo complessivo di circa 220 mila, ad oggi le cifre previste sembrano essere confermate, ma con l’aggravante che è passato un anno senza che il trend negativo sia stato interrotto. Lo Svimez consegna alla Basilicata la “ Maglia nera” per i tempi di progettazione delle opere pubbliche che, in media da noi richiedono 1075 giorni contro i 900 della media nazionale e i 965 della media meridionale, rappresenta un gap da superare il più rapidamente possibile per non vanificare le azione per l’eventuale ripresa e rilancio del comparto edile nella Regione. Il primo passo da compiere è dunque in direzione dello snellimento dei passaggi burocratici e tecnico-amministrativi che pesano sull’avvio delle attività in edilizia. Sono troppi infatti i passaggi che fanno seguito alla scelta di un’opera pubblica Da realizzare, con finanziamento già disponibile, prima che gli operai edili possano entrare in cantiere. Per costruire, per modernizzare serve il recupero di una capacità progettuale che deve essere il frutto di un confronto ampio e serrato nella politica e fra Regione, governo e parti sociali. Se oggi non comprendiamo che le questioni di fondo del settore delle costruzioni sono centrali per la Basilicata del futuro, si commette un colpevole errore forse irrimediabile. Per questo l’istituzione di un osservatorio presso l’assessorato alle infrastrutture, come da noi tutti richiesto, diventa di fondamentale importanza per il futuro del settore. Ripensare il settore in questo modo sarebbe, invece, non solo un volano occupazionale importante, non solo un’occasione per la ricerca applicata al settore, in sinergia con l’università, per l’uso di nuove tecnologie e dei nuovi materiali compositi, ma sarebbe anche la condizione essenziale per rivitalizzare il sistema delle imprese operanti nel settore, favorendone anche una maggiore solidità finanziaria, utile a farle competere anche nei mercati internazionali. “ Dipenderemo meno dal futuro se avremo in pugno il presente, affermava un antico detto: questo è l’impegno fondamentale che oggi abbiamo tutti di fronte”.
*Segretario Generale regionale Fenea Uil
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