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Le fibre di vario genere acquisite subito dopo il rinvenimento, che risale al 17 marzo scorso, della salma di Elisa Claps nel sottotetto della Chiesa della Trinità di Potenza e nei locali vicini “non sono da considerare come reperti utili alla ricostruzione degli eventi. Lo scrive – secondo quanto apprende l’ANSA – il perito Eva Sacchi nella consulenza merceologica disposta nell’inchiesta che vede Danilo Restivo, di 38 anni, accusato dell’omicidio della studentessa, la quale era scomparsa nel 1993. Fibre di vario genere furono rinvenute sul cadavere, sugli indumenti, a ridosso di alcune tegole, nell’acquaio di un lavandino e su alcuni tappeti. “Se si tiene conto del fatto che il numero di fibre su un corpo si disperde velocemente nell’arco di 24-48 ore dal trasferimento su di esso – scrive il perito Sacchi – è evidente come le probabilità di rinvenire, dopo 17 anni, fibre inequivocabilmente riferibili all’evento delittuoso, siano drammaticamente basse. È altresì evidente come questo lungo periodo di tempo abbia plausibilmente esposto la scena a inquinamenti e trasferimenti multipli.. Sulla base di queste semplici considerazioni, risulterebbe estremamente pericoloso avanzare ipotesi di compatibilità in quanto aumenterebbe la possibilità di attestare falsi positivi. Questo – aggiunge il perito – ci porta a concludere che le fibre non debbano essere considerati come reperti utili alla ricostruzione degli eventi”.

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