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di NUCCIO FAVA
Sarà stato solo un infortunio verbale da parte del ministro Alfanolasciarsi sfuggire “la crisi politica mette a rischio la lotta alle mafie” commentando a Napoli la cattura del padrino dei casalesi. Nella doverosa manifestazione di gratitudine a magistrati e forze dell’ordine espressa insieme al ministro Maroni, sono lo Stato e le sue istituzioni che unitariamente esprimono l’apprezzamento dei cittadini e la loro volontà di contrasto efficace a tutte le mafie, di qualsiasi tipo e ovunque collocate. Non è riuscito perciò ad appassionarci il gran clamore dell’aspra polemica Saviano-Maroni e l’ennesima strumentalizzazione – anche sul terreno decisivo della lotta alla mafia – della dolorosa contrapposizione Nord-Sud, quasi non costituissero le mafie la principale minaccia per l’Italia intera, vera multinazionale del crimine, raccontata del resto efficacemente da libri, film e tv. Le dichiarazioni del ministro Alfano, lo scontro Saviano-Maroni e le sue esasperazioni segnalano quanto la nostra vita politica sia afflitta da patologie profonde: ricondurre ogni diversità di valutazione a scontro politico, addirittura a contrapposizione ideologica, togliendo spazio al ruolo autonomo della società civile e delle stesse istituzioni, al loro compito permanente di garanzia e di operosità al servizio della comunità, indipendentemente dalle maggioranze di turno e dalle caratterizzazioni partitiche. Persino nel contrasto alla mafia invece si rischia l’uso strumentale di coccarde di riconoscimento e intestazioni al merito, rendendo un cattivo servizio ai cittadini, alle istituzioni, alla stessa politica. Questo spirito rimbalza negativamente sul mondo dei media, in massima misura si amplifica nella Rai-tv che da tempo ha cessato di avvertire la sua responsabilità di servizio pubblico. Più che mai sarebbe indispensabile quel clima di “pacato confronto” che invoca il capo dello Stato e che significativamente è stato ripreso dal presidente della Camera che ha chiesto “grande senso di responsabilità” anche rivolgendosi a Berlusconi. Il clima è tale però per cui anche un allarmato richiamo viene letto come possibile sotterfugio, come possibile manovra foriera di tatticismi e di ulteriori manovre.

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