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di SALVATORE SANTORO
Era un po’ che non tuonava. E’ tornato a farlo con veemenza. Antonio Potenza, segretario regionale dei Popolari uniti, non ci sta a fare il comprimario nel centrosinistra. Lo dice dal primo momento in cui i suoi Popolari sono stati esclusi dalla giunta di De Filippo. Ieri ha portato quindi un altro affondo contro «quel Pd che non arriva al 30 per cento ma vuole comandare tutto e tutti». Sotto accusa non solo il leader del Pd regionale ma anche De Filippo e la sua squadra di assessori. Insomma nulla di nuovo se non fosse che prima o poi la corda si spezza. Il fuoco amico però contro il Pd non arriva solo da Potenza. Sabato al congresso della Federazione Giacomo in versione grillino ha addirittura mandato senza se e senza ma (che però si è subito scusato e con non poco imbarazzo) a quel paese con il più classico dei “vaffa” addirittura il presidente della Regione De Filippo.
In tutto questo il Partito democratico osserva e incassa tutto preoccupato a sedare i duelli interni. E le elezioni politiche di giorno in giorno diventano un appuntamento sempre più probabile. E in questo, anche se sotto traccia, l’estabilishment sta già giocando di fino per individuare le eventuali candidature. I ragionamenti partono dalla riconferma in blocco degli attuali parlamentari lucani: Margiotta e Luongo alla Camera e Bubbico, Antezza, Chiurazzi al Senato. Unico spazio di manovra, in questo quadro confermativo, sarebbe la “candidatura” nazionale che due anni fu concessa alla radicale Zamparutti. Il Pd lucano potrebbe tentare la via autoctona. Non sarà facile. Tutto fatto dunque? Assolutamente no. I posizionamenti e le marcature nel Pd lucano possono alla fine sconvolgere i piani di chi chiede la propria riconferma. Diversa la questione nel Pdl dove dopo l’uscita dei finiani (Digilio e Lamorte) ci sono ampi spazi lasciati liberi. Per Fli unico alfiere in grado di giocarsi la riconferma al Parlamento è lo stesso Digilio. Belisario dell’Idv non dovrebbe preoccuparsi.
E’ tutto? No. Accuse al Pd e a tutto il sistema di potere arrivano anche da Sergio Lapenna nuovo leader del redivivo Clemente Mastella.
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