2 minuti per la lettura
di BIAGIO TARASCO
PER alcuni decenni in giro per l’Europa per lavoro “con onestà e orgoglio di essere italiano” e poi il ritorno nella sua Matera, dove inaspettatamente ad attenderlo, nonostante la conoscenza di quattro lingue, c’era una vita da precario che ogni giorno che passa sta scivolando sempre più verso l’estrema povertà. Francesco Liberatore, con i suoi sessant’anni, una moglie e due figli adolescenti da mantenere, dopo avere perso quattro anni fa il lavoro presso una cooperativa sociale, nella quale si occupava di pulizia dei bagni pubblici e manutenzione del verde, ha perso anche la sicurezza del cibo per la propria famiglia, mentre sente crescere dentro di sé il disagio che scaturisce dall’impotenza.
La moglie saltuariamente ottiene qualche lavoro di pulizia, ma è sottopagato ed insufficiente per il sostentamento di quattro persone.
«A volte -ha dichiarato Liberatore- ci arrivano i viveri di alcune parrocchie, mentre qualche anima buona, quando proprio i soldi non bastano, provvede a pagare le nostre bollette. Mai mi sarei immaginato, dopo avere girato mezzo mondo e svolto anche i lavori più pesanti, di piombare nella miseria proprio a Matera, dove ormai non riesco più neanche ad ottenere un lavoro umile come quello che svolgevo con la cooperativa sociale. Ho scritto e bussato a tutte le porte delle autorità civili e religiose. Alcuni mi hanno risposto, per altri, invece, è come se non esistessi».
La speranza di trovare un’occupazione per Liberatore si fa sempre più debole.
Ha incontrato anche il sindaco Adduce, ma una soluzione sembra lontana.
I lavori di pulizia che svolgeva la cooperativa sociale presso cui lavorava sono stati affidati ad un’altra cooperativa. Né lasciano intravvedere una prospettiva positiva le parole che gli sono arrivate dal presidente della Provincia, Franco Stella.
«Pur rendendomi partecipe -ha scritto Stella a Liberatore- della condizione prospettata, potrà immaginare con quale frequenza mi vengano sottoposte situazioni del genere alle quali, seppur in mancanza di specifiche competenze, non sono in grado di offrire risposte concrete.
Il periodo di crisi che l’intero Paese sta attraversando… con tagli alle finanze che non consentono la programmazione di attività di carattere sociale, impongono purtroppo rigidi atteggiamenti mirati a salvaguardare gli equilibri di bilancio».
Nello stato d’animo in cui si trova, Liberatore dice di sentirsi “confortato anche da parole che, come quelle di Stella, non offrono la sicurezza di una piccola occupazione.
Ma almeno – ha affermato Liberatore – dimostrano che almeno esisto. Quello che fa male, oltre all’incertezza con cui si apre ogni giornata per me e la mia famiglia, è anche il silenzio delle altre autorità a cui mi sono rivolto, per le quali sembro essere diventato invisibile”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA