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di PIETRO MANCINI
«Lo so, ora l’intelighenzia di sinistra mi farà a fettine, ma io la penso così: un maestro elementare, dichiaratamente omosessuale, non può fare il maestro». Così rispose, riscuotendo gli applausi di parte della platea, l’ allora leader di An, Gianfranco Fini, a Franco Grillini, capo dell’Arci Gay, durante l”Uno contro tutti’ del ” Maurizio Costanzo Show “, nell’ aprile del 1998. Il tema, di cui si discuteva, era la posizione di An su una eventuale legge per le pari opportunità tra etero e omosessuali. «Un conto – sottolineò Gianfranco – è affermare che non è giusto discriminare la gente per motivi religiosi, razziali, etnici o sessuali, ma cosa diversa è stabilire per legge che una coppia di gay deve avere gli stessi diritti di una coppia normale. Perché l’omosessualità non si può considerare una cosa normale». Tornando all’esempio del maestro elementare, il leader di An spiegò: «Secondo me, compiti delicati come quello dell’educatore, soprattutto dell’educatore dei più piccoli, occorre che vengano affidati a chi trasmette determinati valori e determinati principi». Fini aggiunse, sempre rivolgendosi al Presidente dell’ ARCI- GAY, il bolognese, e deputato del PDS , Grillini: «Con franchezza: io non farò nulla perché siate discriminati, ma non chiedetemi di fare qualche cosa perché siate considerati sullo stesso identico piano legislativo della famiglia naturale. Non è moralmente opportuno che chi è omosessuale dichiarato, o chi arriva a considerare la pedofilia, tutto sommato, una forma d’amore, possa fare l’insegnante». Al termine della registrazione, il presidente di An disse ai giornalisti: «Con me è il 95 per cento degli italiani. Gli omosessuali non possono pensare di essere un modello come gli eterosessuali». Dichiarazioni, quelle di Fini, che suscitarono le immediate reazioni degli altri ospiti della trsmissione. A cominciare da Grillini: «Ma allora lei, Fini, all’insegnante chiede un certificato di sana e robusta eterosessualità, mi faccia capire…? Lo vede che la sua autocritica, rispetto alle leggi razziali e fascistone, è solo di facciata?». Fortemente critici anche il verde Paolo Cento («Una gaffe terribile, che dimostra l’incultura di An»), e Tiziana Parenti, ex deputata di Forza Italia, che chiese a Fini: «Che cosa ha in comune con An un movimento liberale e democratico come Forza Italia? Lei non è né liberale nè democratico». Durissimo il commento del neuropsichiatra Paolo Crepet: «Che si vergogni. Fini è una persona indegna di stare al mondo. Fare un’affermazione del genere significa disprezzare le persone. E’ inutile che Fini cerchi di distinguersi dal capo dei fascisti francesi, Jean Marie La Pen, perchè Gianfranco è peggiore». «Gli omosessuali possono fare tutto tranne che procreare. Ma Fini cosa va dicendo?», si chiese l’antropologa Ida Magli. «Gianfranco non lo capisco, perché il suo è un discorso, che non può essere fatto in funzione collettiva, alla ‘categoria’ degli omosessuali. Perché, se si ragiona così, allo stesso modo, si potrebbe dire che nemmeno i preti dovrebbero insegnare…». Indignata Gloria Buffo, all’ epoca deputata dalemiana e componente dell’esecutivo del Pds: «Credevo che certi discorsi si potessero sentire solo al cinema, in film come ‘Una giornata particolare’, diretto da Ettore Scola, con la Loren e un grande Mastroianni. Purtroppo, oggi, li sento anche nella realtà». Quelle espresse da Gianfranco Fini sono vocazioni razziste dure a morire». La Buffo espresse, inoltre, preoccupazione sotto un altro aspetto: «Tra coloro, che si apprestano a riscrivere la Costituzione, c’è chi pensa di essere ai tempi della discriminazione, in uso nel ventennio di Mussolini, quando si licenziavano gli omosessuali». Correva l’ anno 1998 e nessuno avrebbe immaginato che Fini, allora bocciato dai progressisti come «reazionario, fascista e anche un po’ razzista», sarebbe diventato, 10 anni, dopo uno dei beniamini degli intellettuali, dei politici e della stampa della “gauche” nostrana. E che, insieme ai nuovi alleati, il co-fondatore del PDL avrebbe duramente criticato l’ inopportuna esternazione di Berlusconi sulla, peraltro personale, preferenza delle belle ragazze rispetto ai gay. Il nostro è uno strano Paese, dove Veltroni può dichiarare di essere stato, da sempre, anti- comunista, anche quando dirigeva la federazione giovanile del PCI, guidato da Berlinguer. E Violante, riverito e temuto negli anni ’90 come leader del “partito dei giudici”, scrive, oggi, volumoni e rilascia interviste, dichiaratamente garantiste e contrarie all’ “invasione di campo” delle toghe i campi, di competenza della politica e del Parlamento. Nessuna sorpresa, dunque, per il repentino cambio di fronte di Fini che – sul finire degli anni 80, quando Almirante lo aveva designato, come suo erede al vertice del fascistissimo MSI – promosse lo spietato dittatore, Benito Mussolini, come «il più grande statista del 1900». Salvo a bocciare, 15 anni dopo, a Gerusalemme, le «vergognose leggi razziali» e il fascismo come «il male assoluto». Il presidente della Camera, e quanti, dopo averlo ferocemente avversato, oggi lo applaudono, potrebbero rispondere alle obiezioni e alle perplessità, come fece in “Passi perduti” Andrè Breton : «L’ ultima cosa che mi preoccupi è esser coerente con me stesso !», oppure citando Pietro Metastasio : «Variano i saggi, a seconda dei casi, i lor pensieri». Ma, almeno, un parziale ripensamento critico e una non superficiale, revisione autocritica, motivata, rispetto alle posizioni assunte in passato, sui temi più delicati, e sul cambio delle alleanze, riteniamo che sarebbe molto gradita dalla maggioranza di questo Paese, che ci ostiniamo, nonostante tutto, a considerare ancora normale.

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