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di EMILIA MANCO
Si sono concluse le indagini della Procura della Repubblica di Matera in merito all’operazione condotta dalla Guardia di finanza, che circa due mesi fa portò all’arresto di 14 persone in diverse regioni d’Italia, tra cui i due fratelli Corrado di San Giorgio Lucano, ritenuti tra i principali responsabili di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale ed al commercio di capi di bestiame (suini) in violazione delle norme sanitarie.
Ora gli indagati, entro 20 giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, hanno facoltà di presentare memorie, produrre documenti e depositare documentazione relativa alle investigazioni presso la segreteria del pubblico ministero, Rosanna Defraia.
Gli indagati, i fratelli Gianni e Pasquale Corrado, Siegried Unterleitner e Francesco De Luca attualmente sono sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Il giorno del blitz, lo scorso mese di settembre, l’indagine era stata classificata come una vera e propria associazione a delinquere composta da allevatori, intermediari di commercio e veterinari del servizio pubblico che, falsificando documentazione sanitaria e fiscale, avevano come scopo principale l’importazione di animali vivi eludendo la normativa sanitaria ed evadendo completamente le imposte sulla successiva commercializzazione. A conclusione degli approfondimenti investigativi, disposti dalla Procura di Matera in ordine ad una vicenda che, già nel giugno del 2009, aveva portato alla denuncia di 17 persone, di cui una tratta in arresto, i finanzieri avevano eseguito, in varie regioni d’Italia, 14 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Matera.
Le province interessate dall’operazione sono state quelle di Matera, Potenza, Cosenza, Salerno, Reggio Calabria e Bolzano. Attraverso alcune ditte individuali e società appositamente costituite e intestate a “teste di legno”, il sodalizio criminale, nel giro di circa un quinquennio, avrebbe illecitamente immesso sul mercato nazionale oltre 30mila suini provenienti dall’estero e realizzato un’evasione fiscale quantificabile in oltre 8 milioni di euro, perchè rimarchiati come capi italiani. Al fine di ostacolare gli eventuali accertamenti del fisco, gli indagati avrebbero distrutto o occultato tutta la documentazione contabile inerente il commercio di bestiame e omesso sistematicamente di presentare qualsivoglia tipo di dichiarazione ai fini fiscali. Nonostante l’assenza della contabilità, grazie all’incrocio dei dati esistenti nelle banche, dati concernenti le operazioni di acquisto intra comunitario, i finanzieri sono comunque riusciti a ricostruire il volume di bestiame movimentato ed a procedere alle relative contestazioni di natura fiscale. Dalle indagini è emerso, inoltre, che i personaggi chiave dell’organizzazione, per disporre delle garanzie necessarie per effettuare alcune operazioni di importazione, avevano utilizzato una serie di società di comodo, falsificandone i dati di bilancio e traendo in inganno alcuni istituti di credito al fine di ottenere fidejussioni in assenza di idonee garanzie patrimoniali. Scaduti i termini canonici dell’avviso di conclusioni indagini il pubblico ministero potrà avanzare la richiesta di rinvio a giudizio al Gup di Matera.
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