3 minuti per la lettura
Se non fosse stato per la confessione di Michele Misseri anche la morte di Sarah Scazzi si sarebbe potuta trasformare in un giallo, lungo anni, come quello di Elisa Claps.
Due casi di cronaca nera diventati una specie di reality show, a tinte fosche, andato in onda prevalentemente su Rai tre nella trasmissione “Chi l’ha visto?””. Troppe le analogie tra le due storie. A cominciare dai manifesti, affissi ad Avetrana e Potenza, nell’immediatezza della scomparsa delle due ragazze peraltro quasi coetanee. Sarah, quindici anni, Elisa, 16.
In entrambi i casi né gli investigatori, né i magistrati hanno mai pensato di sequestrare abiti – di Sabrina Misseri, ultima persona ad vere visto la cugina la mattina della scomparsa, né di Danilo Restivo, ultimo ad avere parlato con Elisa, prima che fosse inghiottita nel nulla. Sia per quanto riguarda Sarah che per quanto riguarda Elisa, nei primi giorni un po’ tutti hanno pensato a un allontanamento volontario.
In entrambi i casi non sono mancate le segnalazioni che volevano Elisa in Albania, piuttosto che in Brasile, mentre la quindicenne di Avetrana veniva di volta in volta segnalata nel vicino comune di Poggiardo piuttosto che in Piemonte.
C’è stato chi ha affermato di avere visto Elisa salire a bordo di una Uno bianca e chi ha visto Sarah in una Punto blu. Per non parlare poi di quei pochi metri di strada che hanno separato le due ragazze dal luogo di destinazione. Tutti depistaggi. In un caso, come nell’altro. Ma questo si è scoperto poi.
Avetrana e Potenza, sempre con il senno di poi, descritte come posti abitati da gente omertosa quasi non fosse davvero possibile il “non sapere”. Ad Avetrana come a Potenza è capitato che chiunque fosse in qualche modo collegato – amici, conoscenti, familiari – alle due ragazze abbia dato una sua lettura dei fatti e raccontato versioni, più o meno discordanti e credibili, o incredibili che dir si voglia, sui quelle fatidiche ore che hanno ingoiato due giovani vite.
C’è poi il luogo del delitto: una casa e una chiesa. Due posti, comunque, “sacri” pur nella diversa accezione di sacralità propria dei due luoghi. La casa in quanto “rifugio” del nucleo familiare. Nucleo familiare che, guarda caso, è considerato dalla dottrina ecclesiastica, “chiesa domestica”. La chiesa, invece, considerata sacra in quanto luogo di culto che accoglie una comunità fatta anche di famiglie.
Due luoghi “sacri” oggi diventati meta di pelligrinaggi dell’orrore.
Dopo il ritrovamento del cadavere di Elisa non sono mancati i gruppi di persone – alcuni provenienti proprio dalla vicina Puglia – che hanno sostato davanti la Santissima Trinità non mancando di scattare foto “ricordo”.
Oggi stesso pellegrinaggio ad Avetrana davanti la villetta della famiglia Misseri. Non a caso il sindaco del comune pugliese Mario De Marco, ha disposto con un’ordinanza la chiusura per la giornata di domani (oggi per chi legge n.d.r.) di alcune strade di accesso alle abitazioni delle famiglie Scazzi e Misseri. Il provvedimento è stato preso in previsione dell’arrivo di autobus dalla Basilicata e dalla Calabria di turisti che intenderebbero vedere da vicino i luoghi dell’orrore.
Alessia Giammaria
a.giammaria@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA