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La Regione, attraverso la Fondazione Calabria Etica e con la collaborazione dell’Università della Calabria-Dipartimento di Sociologia e Scienza politica, ha avviato il progetto di ricerca «I sistemi familiari in Calabria». I contenuti del progetto, che si basa sulla realizzazione di un’indagine sulla famiglia in Calabria, sono stati illustrati dall’assessore regionale alle Politiche sociali, Francescantonio Stillitani; dal presidente della Fondazione Calabria Etica, Luigi Bulotta; dal presidente del corso di laurea in sociologia dell’Unical, Vincenzo Bova, e da Michela Marchetti, coordinatrice del Centro per la famiglia di Crotone e supervisore della ricerca.
La ricerca si svolgerà attraverso metodologie di ricerca di tipo quantitativo, mediante la realizzazione di un questionario appositamente ideato, da somministrare, seguendo le indicazioni del comitato scientifico espresso dal Dipartimento di sociologia e di scienza politica dell’Unical, ad un campione rappresentativo di ognuna delle cinque province calabresi, per un totale a campione di 88 Comuni. L’intervento di analisi si inserisce tra le iniziative di sostegno alle famiglie calabresi portate avanti da Calabria Etica attraverso l’istituzione dei “Centri per la Famiglia”, da tempo già operanti nelle cinque province calabresi.
«Si tratta di un progetto particolarmente importante – ha detto l’assessore Stillitani – perchè si parla di famiglia: un settore molto sottovalutato in passato, ma messo al centro della politica regionale dalla Giunta Scopellti. Tra gli interventi messi in atto finora dalla Regione ricordo, ad esempio, i corsi di formazione per le badanti, il sostegno economico per le famiglie bisognose e per i consultori familiari ed interventi sulla mediazione familiare. Tuttavia, siamo convinti che senza una reale conoscenza dei sistemi familiari diventa impossibile programmare piani a sostegno delle famiglie. Appunto per questo, l’indagine ha lo scopo di focalizzare l’attenzione sullo studio della struttura dei sistemi familiari presente su tutto il territorio regionale e di fornire un quadro significativo delle diverse realtà familiari».
L’assessore Stillitani ha aggiunto che per la somministrazione dei questionari «si è inteso fare sinergia con il mercato del lavoro. Saranno utilizzati, infatti, 75 lavoratori della Why not». Per quanto riguarda la spesa, Stillitani ha parlato di costi contenuti: «Solo venticinquemila euro – ha detto – per un progetto che dovrebbe concludersi entro tre mesi con l’elaborazione dei dati, da parte dell’Unical, che ci forniranno uno strumento concreto per la conoscenza dei principali fenomeni sociali di ogni singola provincia calabrese».
Duemila interviste da realizzare, quattrocento per provincia, per un numero di famiglie di circa 710 mila. Questi i numeri forniti dal presidente Bulotta il quale, entrando nel dettaglio della ricerca, ha spiegato che «il questionario, orientato su diverse direttrici, ricalca il modello di indagine ‘multiscopo sulle famiglie’ realizzate dall’Istat».
Bulotta ha descritto anche gli ambiti della ricerca ed ha precisato che «il numero complessivo dei Comuni calabresi è stato suddiviso in sei classi di ampiezza, dai Comuni più piccoli con meno di 500 nuclei familiari residenti, fino a quelli maggiori in cui risiedono 6000 famiglie. In totale – ha concluso – sono 153 le domande del questionario dal quale uscirà fuori un rapporto importante che sarà da ausilio, non solo per la Regione, ma anche per i Comuni che più direttamente possono progettare politiche d’intervento». «Un ricerca scientifica. Una ricerca sul campo – ha affermato Bova – focalizzata sulla figura femminile del nucleo familiare.
Domande a tutto campo che interessano elementi della tradizione, del percorso formativo, delle relazioni fra coniugi o conviventi e di questi con i loro figli, religiosità, eutanasia: domande che ci daranno la possibilità di avere un quadro preciso sulla situazione reale delle famiglie calabresi».
Per Michela Marchetti, infine, è importante «fare una ricerca che non resti sulla carta, ma che diventi strumento per guardare ai bisogni delle famiglie. La cosa fondamentale – ha sottolineato Marchetti – è dare parola alle famiglie. E i tanti centri sparsi sul territorio sono la dimostrazione che le famiglie vogliono esserci, vogliono contare».

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