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Furono trovate due foglie nel grembo di Elisa, ed ora si scopre che avevano diversa ‘eta». La perizia del botanico Alessandro Travaglini, cui fu affidata dal gip di Salerno Attilio Franco Orio l’analisi di 12 reperti vegetali nel primo incidente probatorio sul caso Claps, apre una nuova pista agli inquirenti, facendo luce su quel ‘giallo nel giallò rappresentato dal ritrovamento della salma della ragazza. Potrebbe essere proprio iscritto nella stagione di fioritura degli alberi da cui provengono quelle foglie, infatti, la verità su chi si accorse per primo che nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza ci fosse un cadavere. «Lo stato di conservazione dei reperti non è omogeneo – scrive Travaglini – alcuni sono molto danneggiati, facendo pensare a un periodo abbastanza lungo di permanenza sul sito di rinvenimento. Per altri lo stato di conservazione è decisamente migliore, il che fa pensare a un arrivo successivo». «Qualora il sito di rinvenimento presentasse aperture – aggiunge – apparirebbe plausibile che i vari frutti alati siano potuti arrivare (trasportati dal vento o da uccelli) in tempi diversi nel sito di rinvenimento». «I reperti vegetali consegnati sono ‘samarè – spiega ancora il perito – frutti secchi monospermi e indeiscenti prodotti da diverse specie arboree come aceri, olmi, frassini e ailanti». Le prima foglia individuata proverrebbe rispettivamente da un Ailanthus altissima Mill. Swingle; la seconda potrebbe essere attribuibile all’Acer Opalus Mill
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