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POTENZA – I funerali sono stati fissati per domani mattina. La camera ardente nel Duomo L’addio a Don Vito Forlenza Nato nel 1927, ha trascorso la sua vita a servizio della chiesa e degli ultimi “CIAO Don Vi”. Il Don in maiuscolo è d’obbligo per un prete vero, Don Vito Forlenza, uno che la talare ce l’aveva nell’anima. Ieri pomeriggio, dopo una lunga malattia, Don Vito si è spento. Quanto dolore oggi nel nostro cuore, nel cuore di noi potentini. E’ vero dobbiamo ricordarci il bene che ci ha voluto, il “ben-essere” che ci ha insegnato ad apprezzare, i tantissimi straordinari momenti trascorsi insieme, che il nostro percorso su questa terra è solo un pellegrinaggio. Eppure le lacrime scendono da sole per una persona che fino all’ultimo ha vissuto profondamente il suo presbiterato, il suo mandato fondato soprattutto sulla testimonianza, che l’etimologia ci dice derivare da “martyrìa”, aspetto fin troppo familiare al decano della cattedrale. I funerali si svolgeranno nella mattinata di giovedì, mentre da ieri sera il vicario generale e parroco della cattedrale don Vito Telesca ha provveduto a far allestire la camera ardente nel duomo di Potenza. Nato ad Avigliano nel 1927, a Potenza fin da bambino, sessant’anni di sacerdozio, trascorsi tutti insieme alla sua straordinaria compagna di vita, la sorella Maria, come lui autentica missionaria di carità. Rapporti epistolari con tutto il mondo, parroco emerito della chiesa “Maria Santissima Immacolata”, in realtà fondatore della comunità religiosa di rione Cocuzzo (Serpentone), per molti anni alla guida della vicarìa “Santa Maria degli Angeli” a rione Murate. Negli ultimi tempi il suo ruolo di canonico penitenziere lo svolgeva prevalentemente seduto sugli scranni lignei del coro della cattedrale dove, soprattutto la mattina, confessava moltissime persone, offrendo una direzione spirituale che mancherà a tanti. Attivissimo in ambito sociale, non mancava di far sentire la sua voce critica, ma sempre paterna, agli amministratori locali e nazionali, anche attraverso i giornali che spesso ospitavano le sue note ironiche, sferzanti, intelligenti. Gli scappellotti affettuosi con i quali siamo cresciuti, i rimbrotti che interrompevano le omelie, dei quali eravamo oggetto ci facevano arrossire e diventare piccoli piccoli fuori, ma grandi dentro. Ha aiutato a crescere diverse generazioni, è stato un riferimento, il riferimento per i tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Forse è meglio parlare di grazia più che di fortuna, constatato come la sua è stata davvero una pro-esistenza, una vita vissuta per il prossimo anche quello «ignorante che ti vuole istruire», come amava ricordare al suo interlocutore parafrasando Cechov. Don Vi’, non sentirò più i tuoi complimenti che mi hanno accompagnato per trent’anni, da quando frequentavo le elementari con la maestra Concetta, tua cognata, a quando leggevi i miei articoli. Oggi sono io che ti faccio i complimenti per una vita esemplare, la tua. Grazie a nome mio e penso dell’intera città.
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