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di TONINO PERNA
«Per almeno dieci anni, a partire dagli anni ’90, la Lega e il suo sogno di una Padania libera sono stati liquidati come bizzarri. Oggi, il partito di Umberto Bossi è l’unico in Italia che sta uscendo fuori bene dal caos politico» così commenta, sull’ultimo numero, il prestigioso settimanale britannico The Economist. Molti altri analisti stranieri si stanno interrogando su dove andrà a finire il nostro paese e si moltiplicano le ipotesi di secessione “morbida”, di due o tre Stati Confederati sul modello della Svizzera. Molti ignorano il fatto che, come ha scritto più volte su questo giornale Silvio Gambino, le Confederazioni o gli Stati federati si sono formati attraverso processi consensuali che portavano ad una unità più vasta, come è nata ad esempio l’Unione Europea. Il processo in atto in Italia è invece analogo a quanto è successo in altre parti dell’Europa e del mondo in cui un’area dello Stato nazionale, in genere la più ricca, ha imboccato la strada della secessione con esiti anche tragici come nel caso della ex-Iugoslavia e di alcune ex-repubbliche dell’Urss. Ma, come finirà in Italia, con quale configurazione istituzionale questo paese uscirà fuori dalla pesante crisi in corso ? Diciamo subito e con chiarezza che il debito pubblico italiano- ormai vicino al 120% del Pil- è insostenibile, per qualunque governo, salvo operare una rivoluzione sociale di cui non si vedono i segnali e le forze in campo. L’insostenibilità del debito è ben chiaro ai leader della Lega Nord che ormai puntano decisamente alla devolution passando da tre fasi: a) federalismo fiscale, b) federalismo istituzionale, c) secessione e forma confederale dello Stato italiano (ipotesi minima) o Stato nazionale indipendente (ipotesi più condivisa dal popolo leghista). In questo modo, il debito dello Stato italiano verrebbe ripartito pro-capite per le tre grandi aree -Nord-Centro- Mezzogiorno, con un peso sul Pil di queste macroaree profondamente diverso: nel Nord-Italia il rapporto debito Pubblico/Pil scenderebbe al 60-65% del Pil, per il Centro si può stimare un 85-90% del Pil , mentre nel Mezzogiorno salirebbe ad oltre il 200% del Pil macroregionale. Risultato: il Mezzogiorno uscirebbe dall’area dell’euro e diventerebbe un’area del tutto marginale con pesantissime ricadute sulla sua tenuta sociale e democratica. E’ molto probabile che in questa ipotesi il nostro Sud andrebbe a fare compagnia a paesi come il Montenegro, il Kossovo, eccetera dei narcostati totalmente soggiogati ai clan mafiosi. Il Nord risolverebbe i suoi problemi economici momentanei, grazie alla ritrovata possibilità di incrementare la spesa pubblica, ma nel medio periodo sarebbe ridotto ad un piccolo paese (altro che G8 e G20) di nessun peso sul piano internazionale e con una forte dipendenza, direi un cordone ombelicale con il colosso tedesco. Fantapolitica? Purtroppo no, ma gli italiani sono molto bravi a nascondere la testa sotto la sabbia, a non voler vedere, a non voler fare i conti con la propria storia. Per fortuna esiste anche un’Altra Italia che non si rassegna al degrado presente, che non accetta di restare immobile di fronte ad un paese che si va spappolando, che non vuole uno scontro interno tra Nord e Sud, una guerra fratricida. Questa Altra Italia verrà a Teano dal 23 al 26 ottobre per siglare un nuovo Patto tra i cittadini italiani, a partire dai Comuni che -loro sì- hanno diritto ad una forte autonomia ed autodeterminazione. Ci saranno tanti sindaci, operatori sociali e culturali, rappresentanti di associazioni grandi (come Libera, l’Arci, Legambiente) e piccole realtà diffuse in tutto il nostro paese. E faremo i conti con la nostra storia, a partire dal periodo cruciale del Risorgimento, grazie alle relazioni di prestigiosi storici e studiosi. Una grande assemblea verrà dedicata proprio a questo tema: Verità e Riconciliazione. Vogliamo, come meridionali, che sia fatta vera luce sulla storia d’Italia e sul grande contributo di sangue, braccia e cervelli che hanno dato i meridionali. Allo stesso tempo, siamo assolutamente contrari alla formazione di Leghe del Sud (o partiti del Sud) perché non vogliamo fare il gioco di chi punta a spaccare questo nostro paese costruito con tanti sacrifici. Pari dignità tra Nord e Sud, fine della criminalizzazione del Mezzogiorno, una nuova alleanza Sud/Nord contro la borghesia mafiosa che è diventata la classe dominante in tante aree dell’intero territorio nazionale. Una Unità d’Italia che punti a creare una unità e collaborazione più vasta con tutti i popoli del Mediterraneo, che diventi il fulcro di una futura cittadinanza euro-mediterranea. Ma, le convergenze ed unità più grandi richiedono una base di partenza compatta: dalla disunità d’Italia non può nascere niente di buono per nessuno. A Teano o si rifà l’Italia, si mette una prima pietra verso una nuova Unità, si inaugura una visione condivisa del futuro, oppure perdiamo tutti.
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