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di Francesco GiustoMATERA – L’idea di un Volkswagen rosso che sfreccia sulla Murgia materana con a bordo tre chiome, molto probabilmente, bionde è un’immagine di grande fascino.
Il periodo, quello anticonformista degli anni ’60, precisamente il 1962; i viaggiatori: un professore universitario tedesco di mezza età, Rudolf Kubesch, e due minorenni: un seminarista, appassionato d’arte, Karl Stork; ed una donna, allieva di Kubesch, sempre tedesca, dalle generalità ignote. Cosa abbiano fatto questi tre turisti d’oltralpe nella nostra città di così rilevante, tanto, da essere ricordati, a distanza di 48 anni, è noto a molti a Matera, ma, oggi, ci rinfreschiamo la memoria perchè, qualcuno, è tornato a rivivere quei giorni sul “luogo del delitto”.
Esattamente, ieri, visitando l’ente parco della Murgia Materana e il Circolo La Scaletta, Friederich Sernetz, nel 1954, allievo liceale di Kubesch, ha cercato posti e testimonianze dell’ignobile furto che il suo maestro perpetrò, coadiuvato dai ragazzi, ai danni di 5 chiese rupestri materane, sottraendo ben 19 affreschi dell’età bizantina. Un notizia che sorprese, Sernetz, come tutta l’opinione pubblica tedesca, in quanto, Kubesch, era considerato, fino a quel momento, un intellettuale, un artista, un maestro di altissimo livello, nel territorio di Fulda dove viveva. Era “il papa delle arti”.
I fatti andarono così, racconta Raffaello De Ruggieri, presidente della fondazione Zetema: «Quella domenica mattina, era il maggio 1962, portai in visita, presso Madonna delle Tre Porte, il pretore di Matera, Carlo Passarelli, per mostrargli l’affresco della Madonna con il bambino, detta anche Kyriotissa . Con grande stupore, ci accorgemmo che un qualcosa di molto spregevole era successo: mancava il dipinto. Erano ancora a terra, però sigarette di marca tedesca. Coadiuvato dal pretore e dal materiale fotografico in possesso dal Circolo la Scaletta facemmo una rapida ricognizione di altre chiese; mancavano altri dipinti presso la chiesa de “La vaglia”, Madonna degli Angeli, San Nicola Chiancalata e Santa Barbara.
Il pastore di Jazzo Gattini, incontrato nei vari giri di perlustrazione, assicurò, poi, di aver visto sfrecciare più volte dalle sue parti un Volkswagen con targa tedesca. Scattò subito il giro presso gli unici due alberghi della città dei Sassi: albergo Italia e albergo Roma. Avevano dimorato presso quest’ultimo. Era ancora presente della tufina nella camera.
La stessa autovettura era stata confermata. Il nome del cliente era quello del tedesco Rudolf Kubesch. Alla denuncia, del Circolo “La Scaletta” seguì il processo, tre anni dopo, a Matera, nel 1965; nello stesso anno, rientrarono, grazie all’intervento dell’Interpol, tutte le opere d’arte». Una di queste, la Madonna con il Bambino, era stata vista da Sernetz, in quegli anni, nella camera da letto del suo maestro. Sernetz afferma, inoltre, che Kubesch abbia sempre parlato apertamente e senza problemi dell suo furto datato maggio 1962, perchè, secondo lui, per lo stato di abbandono in cui versavano, portarli via, era stato il miglior metodo per conservarli.
Li considerava res nullius, non pensava di aver compiuto un illecito, invece, appartenevano a privati. Dai racconti fuori usciti dagli ambienti dell’Ente Parco Murgia, due particolari in più: un socio della Scaletta fu chiamato a riconoscere, qualche anno dopo, la refurtiva, in quel di Fulda (Germania); e, per bocca di Sernetz, il maestro Kubesch avrebbe avuto con sè, un passaporto diplomatico che gli consentiva di non essere perquisito alle dogane. Ricordiamo che tra gli allievi, in Germania, di Kubesch ci fu un certo Enrico Dassia, figlio di Mafalda, nipote di Vittorio Emanuele III. Sernetz, visiterà stamattina, alle 10, presso il deposito della Soprintendenza dei beni artistici e storici della Basilicata, le 19 opere rientrate nel 1965. Si chiede perchè non sia stata data ancora la giusta dignità, magari esponendole, a questi magnifici reperti e, commosso, ha ringraziato per la grande ospitalità la comunità materana. Rudolph Kubesch, dopo aver pagato la condanna a sei mesi di carcere ed a 25000 £ di multa, non ha più ritrovato la stessa considerazione negli ambienti artistici ed intellettuali tedeschi. E’ morto d’infarto nel 1970. Karl Stork è vivo, ha 70 anni. La donna rimane, ancora oggi, nell’anonimato.
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