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di NUCCIO FAVA
C’è inevitabile il rischio della retorica o forse peggio della superficialità e dei luoghi comuni anche da parte di noi giornalisti mentre commentiamo a caldo la morte dei quattro alpini uccisi in Afghanistan e le onoranze funebri che doverosamente accompagnano il doloroso evento . Più che l’aspetto politico-militare e di solidarietà internazionale contro il terrorismo e insieme l’attaccamento alla patria e al senso del dovere e del sacrificio, vengono in rilievo soprattutto storie di ragazzi della nostra provincia che scelgono la carriera militare in assenza di altri sbocchi lavorativi e di migliori prospettive di vita. Accade anche negli Stati Uniti, dove tanti film e la tv quotidianamente mostrano il trauma profondo di una società che pure si è sempre misurata con le tragedie dei propri soldati caduti su tanti fronti di guerra in tante parti del mondo. La necessità di difendere anche con le armi i rischi comuni rappresentati dal terrorismo e dalla violenza contribuiscono a comprendere i costi che anche in termini di vite umane si possono verificare. Si tratta di un prezzo comunque alto anche se limitato a un solo uomo. Non ci si può in ogni caso sottrarre alla riflessione che quelle vite spezzate impongono a tutti e che la politica non può strumentalizzare: né con una fuga retorica nel mito dell’eroe caduto per la patria con sprezzo del sacrificio, né con l’esaltazione di una partecipazione militare crescente, come unica strada di annientamento dell’avversario e di conclusione positiva del conflitto. La politica in particolare non può strumentalizzare in alcun modo la tragedia dell’Afghanistan per risvolti di lotta politica interna che rappresenterebbero il modo più ingiusto per onorare davvero i nostri caduti. È il Parlamento la sede naturale nella quale approfondire e maturare le scelte più adeguate, avendo riferimento tanto ai nostri impegni con la Nato, quanto agli orientamenti del presidente Obama, il leader mondiale che appare il più consapevole di rischi e opportunità che ci riguardano tutti.

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