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MELFI – Una scena quasi surreale quella che si sono trovati a fronteggiare, sabato sera, i carabinieri di Melfi, guidati dal capitano Antonio Contente.
Uomini e donne, circa una decina, in preda alla rabbia, armati di mazze e bastoni con cui si scambiavano violenze, incuranti dell’intervento degli uomini dell’arma. Per riuscire e riportare l’ordine c’è voluto molto tempo. E solo al termine della rissa gli uomini dell’arma sono riusciti a stabilire che si trattava dei componenti di due famiglie, residenti nello stesso stabile tra cui da tempo immemore non scorre buon sangue.
Scene da film quelle che si sono succedute nel popoloso quartiere di Valle Verde. A scatenare il litigio inizialmente nato tra le anziane donne delle due famiglie sembrano essere stati futili motivi tra le donne anziane delle due famiglie.
Entrambe di etnia zingaresca, rivali da sempre.
Quando le due donne si sono ritrovate sullo stesso pianerottolo deve essere bastato poco per accendere gli animi e trasformare l’incontro in scontro.
Alle parole sono seguiti i fatti. E nel giro di poco lo scontro è diventato fisico. Attirati dalle grida gli altri membri delle due famiglie si precipitano sul pianerottolo. Ma invece di separare le nonne si armano di mazze e bastoni. Scoppia la rissa. Qualcuno, forse un vicino di casa, intorno alle 19 chiama il pronto intervento al 112.
Immediatamente sul posto arrivano diverse pattuglie dei carabiniere, anche dai paesi limitrofi. Separare i contendenti e riportare l’ordine non è stato semplice. Subito dopo è stato necessario ricorrere alle cure sanitarie: quasi tutti i partecipanti alla rissa, infatti, hanno riportato ferite.
Le nove persone, di cui 4 appartenenti ad una famiglia e 5 all’altra sono state arrestate.
Quattro delle cinque donne sono aste associate alla casa circondariale di Potenza. Una, poiché madre di un bambino di pochi mesi, su disposizione dall’autorità giudiziaria, si trova nella propria abitazione in regime di detenzione domiciliare. Gli uomini, invece, tranne per il più anziano al quale, sono stati concessi i domiciliari presso la sua abitazione, sono stati tradotti nel carcere di Melfi.
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