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La vendita dei certificati verdi, oltre alla produzione di energia da fonte, è il vero affare al quale è interessata la ‘ndrangheta nell’ambito dell’eolico. Al momento su questo particolare non c’è ancora un filone d’indagine della Procura di Catanzaro anche se viene rivolta la massima attenzione. In particolare la criminalità organizzata ha interesse ad infiltrarsi nelle società che realizzano i parchi eolici sia per ottenere denaro nella produzione di energia che per la compravendita dei certificati verdi alle grandi multinazionali dell’energia.
L’affare complessivamente produrrebbe svariati milioni di euro di guadagno. I certificati verdi hanno una elevata potenzialità economica tanto che le società che realizzano gli impianti iscrivono a bilancio il titolo facendo aumentando così il valore societario. Ogni certificato verde viene venduto alle multinazionali per compesare la produzione di energia da fonti inquinanti. Il valore di ogni certificato non è stimabile con un cifra fissa perchè ogni titolo messo in vendita è quotato attraverso una apposita borsa.
La Procura e la Dda di Catanzaro hanno la gran parte delle indagini sulla costruzione dei parchi eolici e sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle società che li realizzano. Da alcune delle inchieste è emerso l’interesse, tra l’altro, delle multinazionali nel cercare di trovare degli imprenditori da coinvolgere nella costruzione in Calabria di impianti eolici. Per ottenere le autorizzazioni gli imprenditori locali, secondo gli inquirenti, avrebbero introdotto nell’affare anche esponenti politici e funzionari di enti pubblici. E proprio nell’affare dell’eolico si inserisce la faida dei boschi, lo scontro tra cosche della ‘ndrangheta che ha già provocato numerosi omicidi nelle zone a confine tra le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. La Dda di Reggio Calabria e quella di Catanzaro hanno creato un’apposita struttura di raccordo per avere una maggiore scambio informativo sui reati commessi e sui gruppi coinvolti nella faida.

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