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Un summit di mafia tra rappresentanti dei clan palermitani, uomini della locride e un napoletano si sarebbe svolto in un casolare alla periferia di Messina, probabilmente il 10 settembre scorso. Ed in quell’occasione sarebbe stato deciso di mettere a punto la strategia concordata in una precedente riunione, e cioè l’uccisione del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone (due giorni fa la polizia aveva trovato un bazooka a trecento metri dal suo ufficio) e del suo vice Michele Prestipino.
Ma nel corso del summit i partecipanti avrebbero fatto riferimento anche ad altri obiettivi dei clan. È quanto rivela un documento anonimo (non si sa se l’estratto di un rapporto autentico o un falso), con l’intestazione cancellata e il timbro «Riservato», arrivato per posta alla Dia di Caltanissetta un paio di settimane fa. Il testo sembra l’estratto di un rapporto di polizia o di un servizio segreto e riporta le presunte confidenze di un informatore. Tra gli obiettivi, si legge nell’anonimo, ci sono anche il capo della procura di Caltanissetta Sergio Lari, il suo vice Domenico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino, «perchè si occupano – si legge nel documento – delle indagini sull’attentato a Borsellino». Il documento indica altri due magistrati: Sebastiano Ardita, «perchè si occupa delle carceri – si legge – e del 41 bis» e Raffaele Cantone, che prima di passare alla Cassazione si occupava a Napoli del clan dei casalesi. Infine, si parla anche della «richiesta fatta da un ‘amico’ che è avvocato siciliano con interessi a Locri, di uccidere un giornalista».
Intanto in mattinata il fascicolo contenente il documento riservato che rilancia l’allarme attentati contro i giudici è arrivato alla procura di Catania. A confermalo è il procuratore etneo Vincenzo D’Agata. Le inchieste sono state avviate, infatti, sia a Catania sia a Catanzaro.
D’Agata ha assegnato l’indagine al pool di magistrati formato da Giuseppe Gennaro, Jole Boscarino, Antonio Fanara e Agata Santonocito: «Ci sono particolari inquietanti che vanno approfonditi e lo stiamo facendo», ha commentato D’Agata. Il documento era giunto alla Dda di Caltanisetta da una mano anonima e parla di un summit svoltosi a Messina fra i rappresentanti di Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra per pianificare una nuova stagione di stragi.
Tra gli obiettivi il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e il suo vice Michele Prestipino. Ma dovevano essere colpiti anche Sergio Lari, a capo della procura nissena, l’aggiunto Domenico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino, così come il magistrato campano Raffaele Cantone, in prima linea contro i Casalesi. Nel mirino anche un giornalista. Per il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia «ci sono forti segnali di impazienza da parte dei boss in carcere, che forse sono i veri capi assoluti di Cosa nostra pronti a condizionare le scelte di quel pezzo della mafia ancora in libertà».
Al momento nessuna documentazione relativa alla segnalazione anonima su un summit tra esponenti delle mafie italiane, è ancora giunta alla Procura della Repubblica di Catanzaro. L’Ufficio risulterebbe chiamato in causa perchè, tra gli obiettivi della criminalità indicati nel dicumento giunto alla Dia di caltanissetta, ci sarebbero il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone ed il suo sostituto Michele Prestipino, ma nessuna segnalazione ufficiale ha ancora fatto partire le attività. Lo si è appreso alla Procura del capoluogo calabrese, guidata da Vincenzo Antonio Lombardo, dove comunque si resta in attesa, pronti ad avviare le indagini quando il documento dovesse arrivare.

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