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MARATEA – Spesso, purtroppo, l’inadeguatezza delle strutture della nostra società può causare delle enormi difficoltà a chi non può muoversi con facilità e non può neanche compiere le attività più semplici e scontate.
«Ciò è motivo di costante angoscia, perché siamo impotenti di fronte all’ignoranza ed al mancato rispetto delle leggi, che pure ci sono».
In queste parole c’è tutta la rabbia di una mamma, che ha voluto rendere pubblica la deplorevole vicenda, capitata a suo figlio Stefano nello scorso mese di settembre. «Mio figlio Stefano è affetto da distrofia muscolare di Duchenne – ha sottolineato la signora Anna Teresa Latino – e, da dieci anni ormai, non può deambulare ed utilizza una sedia a ruote con motore».
Tutta la famiglia, che risiede a Calvello, si è impegnata a far vivere a Stefano «una vita il più possibile simile a quella dei suoi coetanei ed il ragazzo affronta con dignità e coraggio la sua malattia».
Nel mese di settembre, purtroppo, Stefano si è trovato, suo malgrado, al centro di una vicenda molto incresciosa, avvenuta a Maratea, durante un ricevimento nuziale.
«Per l’occasione siamo stati invitati all’hotel “Pianeta Maratea” – ha spiegato la mamma di Stefano – Doveva essere una bella giornata per la nostra famiglia ma, nel pomeriggio, Stefano ha avvertito un’esigenza assolutamente naturale, per nulla eccezionale, ed ha chiesto di andare in bagno.
Ci è stato risposto che non c’era un bagno per disabili ed, al nostro stupito orrore – ha continuato la signora Anna Teresa Latino – ci è stato detto che si stavano attrezzando.
C’era una sola stanza, in tutto l’albergo, secondo loro, adatta, ma aveva la porta stretta ed i sanitari bassi e, quindi, inutilizzabili per Stefano e per tutti coloro che utilizzano la sedia a rotelle».
Con Stefano mortificato e con le lacrime agli occhi, e grazie all’aiuto di alcuni amici, «ci è stato suggerito – ha detto la mamma di Stefano – di andare al Pronto Soccorso dove, però, non avevano il bagno per disabili.
Dopo molte insistenze ci hanno consentito di andare in una casa protetta, con loro comunicante, dove, finalmente, mio figlio ha potuto avere, purtroppo, irreparabilmente tardi, ciò che nel nostro mondo super civilizzato hanno solo i “normali”».
L’umiliazione subita da Stefano è stata grande ed ha causato dolore per «l’impotenza di tutti noi – ha proseguito la signora Latino – di fronte al totale egoismo ed all’illegalità di una struttura che, essendo aperta al pubblico, dovrebbe essere dotata di bagni e camere per disabili. La legge 13/89 ed il D.M. del 14 giugno 1989 n. 236 sono in vigore da oltre trent’anni, la legge n. 104/92 da diciotto anni, e il più grande, lussuoso e famoso hotel di Maratea non ha un bagno per disabili e si sta ancora attrezzando. Inoltre – ha concluso la mamma di Stefano – la legge del 25 agosto 1991 n. 287 prescrive che le attività dei pubblici esercizi devono essere esercitate nel rispetto delle vigenti norme, prescrizioni ed autorizzazioni in materia edilizia, urbanistica e igienico-sanitaria.
Il Dpr del 24 luglio 1996 n. 503 rimanda al D.M. 236/89 e stabilisce che deve essere prevista l’accessibilità ed almeno un w.c. ed un lavabo per ogni nucleo di servizi installato».
Dalla direzione del famoso albergo marateota, uno dei più rinomati della Costa Tirrenica fanno sapere: «Siamo profondamente rammaricata per quanto accaduto. Da parte nostra non c’è stata alcuna volontà di creare disagi alla persona in questione. La nostra è una struttura realizzata trenta anni fa, quando non c’era una diversa sensibilità a questo tipo di problema. Nel prossimo intervento di ristrutturazione l’albergo verrà dotato di tutti i servizi necessari per garantire la permanenza di portatori di handicap gravi. Nel frattempo esprimiamo il nostro rammarico alla famiglia di Stefano».
Donato Pavese

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