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Si è conclusa con la trasmissione di tutti gli atti alla Procura generale della Repubblica – l’organo che controlla l’operato dei magistrati – il processo a carico di otto persone che, ricoprendo varie cariche all’interno dello stabilimento Magneti Marelli di Potenza, avrebbero causato la morte di un’operaia, Rosa Tramutola, deceduta nel gennaio 2005, a seguito di un carcinoma polmonare metastatico. Il Gup (Giudice per l’udienza preliminare), Luigi Spina, ieri avrebbe dovuto decidere se rinviare o meno a giudizio Francesco Allievi, Francesco Averone, Michele Longo, Carmelo BovalinoFederico Fortebraccio (tutti direttori dello stabilimento di Potenza a partire dal 1973 fino al 1992), Bruno Veneziani (coordinatore del servizio di sicurezza del lavoro nella sede centrale di Milano), Bruno Losito (responsabile del servizio di medicina del lavoro) e Alfredo Masi (addetto alla sicurezza delle industrie Magneti Marelli).
Una decisione che il Gup Spina non ha potuto prendere perché i legali degli imputati – Nicola Roccanova e Bruno e Francesco Amendolino – hanno fatto notare la presenza di un errore procedurale: il pubblico ministero non ha mai formalizzato la richiesta di proroga di indagini a carico degli imputati.
In un primo momento il fascicolo era in mano al pm Cristina Correale che, nel frattempo, è stata trasferita. Le carte sono quindi passate ad Anna Gloria Piccininni.
Il Gup Spina non ha potuto fare altro che prendere atto dell’obiezione sollevata dagli avvocati della difesa. Pertanto le indagini saranno riaperte mentre la Procura generale dovrà valutare il comportamento tenuto dal pubblico ministero nella conduzione delle indagini.
Secondo la pubblica accusa gli otto imputati avrebbero «con condotte autonome ma casualmente dipendenti» cagionato la morte di Rosa Tramutola. La donna, operaia nello stabilimento di Potenza della Magneti Marelli, lavorava utilizzando «apparecchiature industriali che la mettevano in contatto, diretto e indiretto, con residui di lavorazione contenenti fibre di amianto». Fibre di amianto che lei avrebbe inalato e che le avrebbero provocato il carcinoma polmonare.
Alessia Giammaria
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