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POTENZA – Se tua moglie si alza, in piena notte, ti aspetti che ritorni portando magari un bicchiere d’acqua, non un coltello. Ti aspetti di sentire il suo braccio che apre le coperte, non che affondi il coltello sul tuo petto. Ti aspetti di avvertire il corpo che si posa sul materasso, non che si getti su di te per una seconda coltellata.
La quiete di una camera da letto si è trasformata nel teatro del peggior horror film di serie B, la notte scorsa a Potenza. A farne le spese – senza che ancora se ne sia capito il motivo – il coniuge di una coppia giovane, a via Pierre de Coubertin, al confine fra Parco Aurora e l’Epitaffio.
La donna è stata arrestata con l’accusa di tentato omicidio. Ora si trova nell’ospedale San Carlo, piantonata dagli agenti di custodia, ma tenuta sotto osservazione dopo il profondo stato di shock in cui è stata trovata dopo l’aggressione al marito.
L’uomo è stato ricoverato con ferite giudicate non gravi e una prognosi di un mese.
Entrambi sui quarant’anni, dipendente di una ditta privata lui, in cerca di occupazione lei, senza figli, sposati da due anni.
Questo il ritratto che le fonti della polizia ne fanno.
Nessun problema economico conosciuto, nessuna crisi coniugale nota a chi è stato ascoltato dagli investigatori, nessun precedente. Lo spiega Barbara Strappato, capo della Squadra mobile della questura di Potenza. Proprio la polizia è intervenuta sul posto dopo essere stata chiamata da un vicino di casa.
Questa la ricostruzione di come è andata nel racconto della Strappato. I due coniugi vanno a dormire. Senza che – pare, da quello che è stato accertato nel primo giorno di indagini – ci sia stato alcun episodio che potesse spiegare quello che poi è avvenuto.
Fra le due e le due e trenta di notte, un fruscio nella stanza. La donna è in piedi. Scivola in cucina, afferra un coltello da cucina. Lo stesso che magari è servito tante volte a cena per tagliare la bistecca.
Il marito, più tardi, una volta ripresosi, ricorderà di aver sentito un «rumore di passi», continua a ricostruire la Strappato. Ma se stai dormendo con tua moglie, lei si alza e poi la senti tornare, mentre hai un occhio aperto e uno chiuso e quasi non riesci a muoverti dal sonno, l’unica cosa che ti aspetti e di proseguire il sonno.
Invece, arriva la prima coltellata. Velocemente, esplode la seconda, e porta il dolore. Una al torace, l’altra alla zona dell’inguine.
La paura attiva subito i meccanismi dell’istinto di sopravvivenza. Nell’organismo in questi casi avviene un miracolo chimico: l’ipotalamo invia un messaggio alla ghiandola pineale, che produce adrenalina. La sostanza entra nel sangue e raggiunge muscoli, fegato, cuore. Il corpo si prepara a reagire all’emergenza.
In pratica, dal sonno o dal dormiveglia, il marito si ritrova immediatamente sveglissimo e pronto a reagire. In questo caso, la reazione dell’uomo è tutta tesa a parare i fendenti che la donna continua a menare, forse alla cieca.
Alla fine le ferite saranno dieci. Nel frattempo, l’uomo urla. Grida come non ha mai gridato prima. Lo sente un vicino di casa. Prende il telefono e chiama la polizia.
Poi si precipita nella casa da cui sente provenire la richiesta di aiuto. Gli apre il marito, con il pigiama zuppo di sangue, la faccia stravolta.
Sarà il vicino – così come spiega il capo della Mobile – a calmare la donna, che nel frattempo non ha più l’arma e vorrebbe andare via. Ma il vicino riesce a ragionarci, a trattenerla.
Fino all’arrivo della polizia e dei soccorsi. L’aspetto curioso è che i sanitari che entrano in casa si trovano davanti il marito e la moglie. Il primo è spaventato e sanguinante. La seconda ha un’espressione che dice tutto sul suo stato d’animo. «E si dedicano alla donna un attimo prima che al marito – dice la Strappato – tanto è tremendo lo stato di agitazione in cui si trova».
I due coniugi, ognuno a bordo di un mezzo diverso, vengono però portati nello stesso posto: l’ospedale San Carlo.
La donna viene ricoverata: bisogna capire in che condizione di salute si trovi. L’uomo viene medicato e ricoverato. Le ferite – si accerterà subito – non hanno interessato organi vitali.
Un mesetto e dovrebbe passare ogni lacerazione da coltellata.
Nel frattempo, gli investigatori ascoltano familiari, parenti, amici, vicini di casa.
E qui la vicenda prende un taglio alla Agatha Christie: non si riesce a trovare uno straccio di motivazione per il gesto della moglie. Da quel che risulta alla polizia: non ha precedenti; non è stata sottoposta a trattamenti psichiatrici; non aveva motivi evidenti e forti di contrasto con il marito; non era reduce da un litigio con il coniuge; non c’erano stati incomprensioni gravi. E se la donna ha avuto problemi di salute in passato, sicuramente non interessavano l’aspetto mentale.
Nei giorni scorsi pare che il marito avesse detto a una sorella che vedeva la moglie «poco presente», forse stanca. Ma era una considerazione del tipo: forse ha qualche malanno, convinciamola ad andare dal dottore.
Ma le testimonianze sono anche convergenti sul fatto che fra i due non fossero rare le manifestazioni d’affetto.
Insomma, un mistero. La motivazione per adesso considerata probabile dagli inquirenti – “raptus” – è una parola che vuol dire tutto e niente.
Intanto, quando i medici diranno che le condizioni psicofisiche della donna sono compatibili con la detenzione, lei verrà prelevata e portata in carcere. In attesa di incontrare il magistrato. Per cercare di dare una spiegazione a ciò che è avvenuto. Ammesso che ce ne sia una.
ro. pe.
r.pezzano@luedi.it
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