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di MARIO LETTIERI* e PAOLO RAIMONDI**
Il 12 novembre prossimo la Francia assumerà la presidenza del G20 e il primo gennaio anche quella del G8. Il presidente Nicolas Sarkozy si sente investito di una missione storica, come ai tempi di de Gaulle. Nelle sue intenzioni c’è il disegno di fare dell’Unione europea un attore globale. A fine agosto all’incontro con gli ambasciatori e diplomatici francesi convocati all’Eliseo, ha tracciato la sua strategia Al di là delle solite esagerazioni verbali galliche, sempre in cerca di miti di grandeur, il programma di lavoro di Sarkozy merita però un’attenta considerazione. Prima di tutto ha rigettato l’idea dei molti che ancora vorrebbero un ritorno al tran tran abituale. Il presidente francese ha indicato i temi di grande portate internazionale da affrontare con determinazione. Il primo riguarda la riforma del sistema monetario internazionale. Dopo la caduta di Bretton Woods nel 1971, «noi viviamo in un non-sistema monetario internazionale», ha detto. Come noto, abbiamo avuto un lungo periodo di instabilità nei cambi, perciò il presidente francese propone non un ritorno ai cambi fissi, ma la realizzazione di adeguati strumenti per evitare l’eccessiva volatilità delle monete. Se per arrivare all’accordo di Bretton Woods ci volle un anno di lavori, oggi Sarkozy suggerisce l’organizzazione di un seminario internazionale di esperti da tenersi in Cina per approntare proposte per la riforma monetaria. Nuovi meccanismi internazionali di garanzia e controlli sui movimenti di capitali dovrebbero far parte di un sistema di regole multilaterali. Sarkozy lavorerebbe per il superamento del sistema monetario dominato da una sola moneta, il dollaro, anche perché il mondo da molto tempo è divenuto multi polare. Questo è un tema non più rinviabile, come anche noi abbiamo in passato evidenziato. Il secondo mira a creare dei meccanismi per neutralizzare il rischio della volatilità dei prezzi sulle materie prime che condiziona pesantemente l’economia dei singoli paesi. Bisogna partire dalla regolamentazione dei mercati dei derivati sulle commodities, sulla scia delle nuove regole proposte per contenere i derivati finanziari. Il presidente francese giustamente ritiene che la speculazione sulle materie prime e il cibo rappresenti il pericolo più grave di destabilizzazione economica e sociale. Il terzo tema verte sulla governance globale. Al riguardo egli prefigura la creazione di un segretariato permanente del G20 con il compito di attivare le decisioni prese collegialmente e per preparare i dossier di lavoro, coinvolgendo tutte le altre organizzazioni internazionali. Tra le priorità, mette anche la tassazione sulle transazioni finanziarie e la riforma della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. È senz’altro un progetto molto ambizioso, come ammette lui stesso. Ma noi riteniamo che contenga alcune proposte di riforma essenziali, che meritano il necessario sostegno, anche da parte dell’Italia. Questa visione strategica è in gran parte condivisibile, pur non approvando tutte le decisioni di politica economica sostenute da Sarkozy in sede nazionale ed europea. Egli spesso fa come il nostro ministro dell’Economia quando enuncia riforme e obiettivi condivisibili da raggiungere in sede internazionale, e poi adotta scelte discutibili in materia di politica interna nel nostro paese. Questo è il solito dilemma: collaborare per affrontare i più gravi problemi del pianeta, o litigare sulle singole questioni che dividono? Noi riteniamo che la portata della crisi richieda una grande riforma dell’economia e della finanza globale e che perciò si debba assolutamente raggiungere un’intesa complessiva tra interessi e posizioni differenti senza scadere nei soliti deludenti compromessi costruiti sui minimi comun denominatori. Nel suo discorso Sarkozy ha però mostrato un’idea dell’Europa imperniata sulla solita alleanza tra Francia e Germania. E questo è un grave limite se veramente si vuole rendere l’Europa, tutta l’Europa protagonista della svolta necessaria. Ma di questi problemi quando si discuterà nel nostro Parlamento?

*Sottosegretario all’economia nel governo Prodi
**Economista

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