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POLICORO – Cinque apparecchi microfonici collegati all’esterno grazie a trasmettitori a tecnologia gsm, sono stati rinvenuti mercoledì scorso dentro alcune prese per la corrente, situate all’interno di alcune stanze del municipio di Policoro. A diffondere la notizia ieri mattina è stato proprio il sindaco Nicola Lopatriello (Pdl). Ma vediamo come erano distribuite, le “cimici”. Nell’ufficio di Lopatriello ce ne erano due, visto che si tratta della stanza più grande. Una a testa invece per l’assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica, Cosimo Ierone (Città nuova), per il dirigente dell’ufficio tecnico, Felice Viceconte e per il segretario e direttore generale dell’ente, Felice Latronico. Veniamo ai fatti. Lopatriello, che ha raccontato di essere stato il primo a fare la scoperta durante una conferenza stampa tenutasi a mezzogiorno di ieri si è mostrato sereno, ma al contempo ha rilanciato, com’è nel suo stile. «Per motivi di salute – ha esordito – sono stato fuori due mesi anche se venivo qui almeno una volta alla settimana per monitorare l’attività amministrativa. Poi agli inizi di settembre sono ritornato in pianta stabile in Municipio e mi sono accorto che c’erano delle interferenze nell’impianto di video-sorveglianza di alcuni punti sensibili come il PalaErcole. Inoltre quando ho inserito la spina del mio computer portatile nella presa elettrica mi sono reso conto che non funzionava. Così – ha raccontato il sindaco – dopo un controllo fatto effettuare dai tecnici c’è stata la sorpresa di una cimice all’interno della presa. A questo punto abbiamo controllato anche la seconda presa della mia stanza al secondo piano del palazzo municipale e anche lì era posizionata una seconda microspia che funzionava 24 ore al giorno. In tutto ne abbiamo trovate cinque, le altre tre sono ancora nelle stanze di alcuni dirigenti. E’ la seconda volta che si verifica un evento del genere di una gravità inaudita dopo il 2005 a questo punto devo pensare che chiunque può entrare in un ufficio pubblico e posizionare qualunque oggetto in un cassetto o su una scrivania: una pistola o della cocaina. Non ho mai avuto nulla da nascondere però non tutelare i cittadini, indipendentemente dal ruolo, non è da Stato civile e democratico. Sentendo le conversazioni di tanta gente che viene qui chiunque può violare la loro privacy e credo non sia corretto, o, come è stato fatto in passato, montare casi giudiziari rivelatisi poi una bufala bufala. Di questa vicenda ho già avvisato il Prefetto di Matera, attraverso un colloquio che ho avuto poco fa con il dottor D’Alessio. Nei prossimi giorni di concerto con l’ufficio legale del Comune decideremo se sporgere denuncia contro ignoti o meno o se raccogliere queste apparecchiature, per giunta costose, mi dicono all’incirca 2000 euro l’una, in una cassetta nella speranza che qualcuno se le venga a riprendere. Escludo la matrice politica, l’opposizione è democratica e aperta al confronto. Non ci faremo intimidire condizionare nella nostra azione politica e andremo avanti con il nostro programma. Qui ci sono molti interessi. Qualcuno pensa ci sia il malaffare. Magari il tutto è stato innescato da una missiva anonima inviata alla Procura della Repubblica. Noi – ha concluso – siamo sereni e con la coscienza a posto».

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