1 minuto per la lettura
Il covo di Pietro Criaco sotto la cabina armadio. In quel bunker si sarebbe nascosto il giovane e spietato killer della cosca Cordì di Locri. La scoperta del bunker-rifugio dentro il quale Pietro Criaco sarebbe riuscito a proteggere brevi tratti della propria decennale latitanza, è stato scoperto a Bianco nel corso dell’attenta perquisizione effettuata in casa del 67enne Domenico Romeo: padre di Nadia, moglie di Pietro Criaco.
Il rifugio si trovava sotto il pavimento e per accedervi si passava attraverso un ingresso abilmente occultato e realizzato all’interno dell’armadio. La sua ampiezza consentiva di ospitare, per lungo tempo, almeno due persone alle quali,come la lunga latitanza di Pietro Criaco evidenzia, veniva garantita una sicura via di fuga per eludere i controlli e le perquisizioni delle forze dell’ordine. «Ma cosa state cercando, mio cognato Pietro lo avete già arrestato e in casa non abbiamo nulla da nascondere e, poi, con tutte le telecamere che avete piazzato qui attorno vi sareste accorti di qualcosa di strano». E’ stata questa la domanda rivolta ai poliziotti che si sono presentati in casa Romeo dove, ad aprire è stato il fratello di Nadia, la moglie di Pietro Criaco, il giovane boss affiliato ai Cordì. Ma la pista investigativa, frutto del lavoro di approfondimento messo in atto dagli uomini di Luigi Silipo, Luciano Rindone e Renato Cortese, era quella giusta. Sotto la cabina armadio, infatti, era stato realizzato un piccolo bunker. A seguito della scoperta il cognato di Criaco ha dichiarato: «Di questo me ne ero proprio dimenticato».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA