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Il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, è stato sentito ieri, come parte offesa, dal procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, che coordina, insieme al procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, le indagini sulle intimidazioni subite dal magistrato reggino, l’ultima delle quali il 26 agosto scorso con l’esplosione di una bomba davanti al palazzo in cui vive.
Nel corso dell’incontro, secondo quanto si è appreso, Di Landro ha ribadito la convinzione dell’unitarietà del disegno criminoso che lo vede come bersaglio di continue intimidazioni, a partire dalla bomba fatta esplodere il 3 gennaio scorso davanti alla Procura generale di Reggio, passando per l’episodio dei bulloni di una ruota dell’auto di servizio svitati nel giugno scorso, per finire all’attentato sotto la sua abitazione. Di Landro ha evidenziato anche come ci sia stata una personalizzazione degli attacchi.
Un atteggiamento che Di Landro si è spiegato con l’attività svolta da quando, nel novembre scorso, ha assunto la guida della Procura generale. Al riguardo, il procuratore generale ha sottolineato come, dal suo arrivo, abbia modificato il modo di gestire l’attività della procura generale che adesso opera attivamente nei processi d’appello, e intervenendo anche nell’organizzazione interna dell’ufficio. Un’attività, è stato rimarcato da Di Landro, che evidentemente ha dato fastidio.

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