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«ECCOMI qua, sono di nuovo il male assoluto».
Giuseppe Postiglione non si tira indietro anche davanti agli ultimi risvolti delle indagini sul suo conto, ovvero la scoperta del “tesoretto” di MonteCarlo.
412 mila euro (sequestrati dalla Gdf) su un conto presso una banca del principato che, secondo l’accusa, sarebbero il provento dell’attività illecita di scommesse calcistiche.
Si parte dall’ordinanza che gli è stata notificata martedì mattina, l’ultima parte di una storia che è iniziata ormai da due anni, e gli costata l’arresto e una detenzione lunga sei mesi.
«C’è qualcuno che non finisce mai di prendere cose di assoluta normalità e ingigantirle collegandole a traffici e giri strani. Voglio dire: se trovano 10mila euro a casa dell’accattone che va a mendicare in stazione, forse c’è qualche cosa che non va bene; ma se trovano 400mila euro a una persona che in quel periodo ha movimentato qualche decina di milioni d’euro mi sembra una cosa assolutamente normale».
Il sospetto è che siano i soldi delle scommesse sulle combine sportive.
«Non è così. Proprio nel corso di quest’indagine era già uscita fuori la mia operazione con Berlusconi, i 5 milioni con Towertel, il milione con Mondadori per la cessione di alcuni rami di azienda radiofonici. R101 in Basilicata si sente perché hanno comprato da me. Poi ho venduto una televisione alla 3, più altre cessioni di terreni per 800mila euro. Tutti i miei bilanci sono diventati pubblici. Vuoi vedere che su 7/8 milioni di euro di movimentazione uno non può avere una riserva personale per comprarsi un pacchetto di sigarette quando va in vacanza?»
Se sono sigarette d’oro.
«Io mi vergogno che mi abbiano trovato solo quella cifra. Non so come devo giustificarlo a mia moglie che negli ultimi due anni ho fatturato qualcosa come 10/12 milioni di euro, e i risparmi che ho messo da parte sono solo 400mila euro. Purtroppo il pallone mi è costato, questo ne è la prova. Perché se i risparmi di una persona che movimenta queste somme sono soltanto questi, allora di che cosa stiamo parlando?»
Sarà un costume diffuso tenere i propri risparmi a Montecarlo, ma il gip la prende molto male, come se fosse la prova di una serie di condotte illecite.
«Ma non è vero, a meno che non si è letto le carte, che chi c’era prima di lui gli ha trasferito. Hanno già fatto indagini su Towertel e le altre operazioni, quindi sapevano che avevo la disponibilità di tanti soldi».
C’è anche il fatto che mentre la somma veniva depositata nel principato, la posizione patrimoniale di Giuseppe Postiglione in Italia era quella di un nullatenente.
«Queste sono favolette. I bilanci sono atti pubblici e non c’è niente da commentare. Stiamo parlando di capitali riferibili a me, e a me personalmente. Un conto è la dichiarazione dei redditi personali, un conto è la dichiarazione dei redditi della società. Non bisogna vedere me come persona fisica nella mia qualità di libero professionista. Io come imprenditore detenevo, e detengo, anche se prima ne detenevo di più, delle quote di partecipazione di società che fanno decine e decine di milioni di euro di utili. Quindi ci può stare, no? Se uno quando c’è l’opportunità faccia un risparmio, no?»

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