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Resta agli arresti domiciliari l’ex presidente della Confagricoltura provinciale di Crotone, Nicola Cappa (in foto), misura alla quale l’imprenditore è stato sottoposto lo scorso 2 agosto con l’accusa di aver perpetrato una truffa da 9 milioni di euro, denaro ottenuto attraverso i fondi Pif dalla Regione Calabria, per investimenti produttivi nelle sue aziende agricole che in realtà non sarebbero mai stati realizzati.
E’ quanto hanno deciso i giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro, al quale si erano rivolti i difensori dell’imprenditore chiedendo la revoca della misura cautelare, confermando dunque la validità dell’impianto accusatorio costruito dal sostituto procuratore della repubblica di Crotone Pierpaolo Bruni, titolare dell’indagine sulla truffa, che nei confronti di Nicola Cappa aveva sollecitato la custodia cautelare in carcere, anche se poi il gip Paolo De Luca ha ritenuto sufficiente la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.
Il Tribunale del riesame ha riconosciuto la sussistenza di elementi in ordine ai reati di truffa aggravata e falso ideologico contestati a Cappa, ma ha escluso quello di tentata truffa che la Procura ha ipotizzato nei suoi confronti nel prosieguo dell’indagine. Secondo gli inquirenti, in pratica, Cappa ha presentato alla Regione Calabria richieste di contributi per l’acquisto, in realtà mai avvenuto, di beni strumentali che avrebbe effettuato per le sue aziende, in particolare la società Val di Neto srl, la Agrimed srl, la Ennek srl, la Cooperativa San Iorio srl, l’Azienda agricola Cappa Armando, ottenendo, tra il 2002 e il 2008, finanziamenti per un totale di 8.736.806 euro. Per giustificare quegli acquisti l’imprenditore agricolo ha presentato al Dipartimento Agricoltura e Foreste della Regione Calabria fatture emesse dalla società ‘Engeneering and business sud srl’ con sede a Bisignano, in provincia di Cosenza, che dagli accertamenti effettuati dagli investigatori della Guardia di finanza è invece risultata completamente inattiva già dal 2005.
Il rappresentante legale della società, peraltro, ha negato di essere a conoscenza dell’emissione di quelle fatture e ha disconosciuto persino la sua firma apposta in calce a tutta la documentazione. Da qui le accuse di truffa aggravata e falso ideologico contestate a Cappa già nel maggio scorso, quando sono state sottoposte a sequestro tutte le attrezzature e i macchinari della società «Cantina Val di Neto srl» che fa capo a Nicola Cappa.
Gli sviluppi delle indagini hanno quindi fatto ipotizzare agli inquirenti anche un tentativo di truffa, dal momento che l’imprenditore agricolo avrebbe inteso mettere in pratica «il medesimo disegno criminoso» anche in occasione del nuovo bando della Regione Calabria che finanzia interventi di sviluppo in agricoltura attraverso il Psr 2007-2013. Lo schema, raccontano gli inquirenti, era sempre lo stesso: presentare preventivi di acquisto attraverso una società inattiva, in questo caso la «Engservice srl», per ottenere i fondi pubblici. Le richieste di finanziamento presentate dall’imprenditore agricolo nel 2008 in questo caso ammontavano a 5 milioni di euro.

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