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Una bambina di 8 anni, Antonietta B., è rimasta gravemente ferita durante una lite che sarebbe scoppiata all’interno del campo rom di Lamezia Terme, in contrada Scordovillo, in provincia di Catanzaro. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, alcuni rom avrebbero avuto una furibonda lite durante la quale sarebbero partiti alcuni colpi di arma da fuoco; due di questi hanno raggiunto la bambina che ora è ricoverata in gravi condizioni nell’ospedale di Lamezia. Ancora non è stata accertata la responsabilità dei fatti ma i carabinieri indagano per ricostruire la dinamica dei fatti. Intanto dall’ospedale di Lamezia si apprende che la piccola nonostante le gravi ferite riportate non sarebbe in pericolo di vita. La bambina, raggiunta dai colpi all’addome e ad un braccio, è stata ricoverata nel reparto di rianimazione dopo essere stata sottoposta ad un intervento chirurgico, e resta in prognosi riservata, anche se i medici dell’ospedale di Lamezia Terme sono fiduciosi sul suo recupero.

Accesso vietato ai giornalisti
Dopo la notizia del ferimento della bimba nel campo rom di Lamezia, sul posto si sono riversati alcuni giornalisti ai quali però non è stato permesso entrare. L’accampamento è presidiato dai carabinieri i quali hanno fatto sapere agli operatori dell’informazione che i residenti hanno manifestato ostilità nei loro confronti e sarebbe quindi alto il rischio di incidenti.
Uno tra gli investigatori presenti sul posto ha definito il campo nomadi di Lamezia Terme: «Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento». «Episodi come quello della scorsa notte – ha aggiunto – rappresentano la dimostrazione concreta dell’estrema pericolosità, sotto l’aspetto dell’ordine pubblico, della situazione legata alla presenza dell’accampamento».
Le pericolosità del campo nomadi è provocata, in primo luogo, dalle condizioni di sovraffollamento e promiscuità della struttura. Non si sa esattamente quanti siano i nomadi che ci vivono, ospitati alcuni in container ed altri in baracche di fortuna. Ne sono stati censiti, di recente, un migliaio, ma c’è chi dice che siano molti di più. I problemi sono provocati anche dalla contiguità del campo, che è ubicato in una zona centrale di Lamezia, con l’area ospedaliera (innumerevoli i furti di auto ai danni del personale e dei visitatori del nosocomio), con due scuole e con la linea ferroviaria.
In passato, tra l’altro, ci sono stati numerosi lanci di sassi dal campo nomadi contro treni in transito, con il conseguente ferimento di personale delle Fs e di viaggiatori. I tentativi però di chiudere il campo, trasferendo i nomadi un’altra area più adeguata sul piano della sicurezza, messi in atto negli ultimi anni da varie Amministrazioni comunali di Lamezia, sono andati tutti a vuoto.

ANTONIO MARZIALE – dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori
«Ancora una bambina ferita gravemente perchè si è trovata nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, finendo nella traiettoria di proiettili vaganti. È accaduto in Calabria, ma stavolta la componente regionalistica, con il suo carico di implicazioni socio-mafiose, non c’entra. Rimane il fatto che l’ennesima creatura innocente è rimasta vittima». È quanto afferma Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia, in merito al ferimento della bimba nel campo rom di Lamezia Terme: «Ci troviamo dinanzi ad una vicenda – prosegue – di degrado, di emarginazione poco o niente controllata, che rende i piccoli rom schiavi di dinamiche di sfruttamento troppo tollerate e produttrici di un livello elevato di indifferenza sociale. Questi bambini vivono senza godere del benchè minimo diritto fondamentale, che pure è loro riconosciuto dalle dichiarazioni transnazionali a tutela dell’infanzia. Li troviamo ogni giorno a mendicare in ogni angolo, mentre i loro coetanei sono a scuola, privati del sacrosanto diritto alla scolarizzazione e, di conseguenza, all’integrazione culturale nel nostro Paese».
«Fantasmi – sostiene ancora Marziale – in un mondo, che relegandoli in campi nell’estrema periferia urbana crede di aver risolto il problema.Quanto accaduto pone, invece, la piccola rom e la fenomenologia delle migrazioni al centro dell’attenzione e ciò non può e non deve accadere unicamente all’indomani di ogni tragedia, ma deve impegnare le istituzioni politiche a preoccuparsi seriamente di questa gente».

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