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La conferma all’ipotesi secondo cui il cadavere saponificato, rinvenuto ieri mattina nel torrente Puzzofieto, fosse quello di Giancarlo Falcone, è arrivata anche dal riconoscimento della moglie di un tatuaggio sul corpo del marito.
Falcone era scomparso da casa il 27 luglio, a bordo di uno scooter; sarebbe entrato in un bar dove ha comprato sei lattine (quattro Cocacola e due thé freddi) ed è andato a un appuntamento al ponticello sul torrente Puzzofieto, lungo la strada interpoderale che conduce al depuratore, luogo in cui è stato ritrovato senza vita.
Qualcuno che conosceva Falcone deve averlo attirato in una trappola, poco distante da dove abitava, nella frazione San Leonardo, per crivellarlo di colpi di pistola calibro nove, forse mentre tentava di sfuggire all’agguato, e, dopo averlo finito, l’ha gettato nel torrente, il cui letto è ostruito da un canneto.
Falcone era già noto alle forze dell’ordine per episodi di furto e truffa, già sottoposto all’avviso orale. Numerose le ipotesi sul caso anche perché Falcone non è mai stato arrestato per mafia, anche se il padre della moglie è un cugino del presunto boss di San Leonardo, Alfonso Mannolo, ritenuto alla guida di un clan la cui “specialità”, secondo carte processuali, è il narcotraffico. Falcone lascia non solo la moglie Maria Zoffreo ma anche i suoi due figli, Giovanna, di 14 anni, e Saverio, di dieci.
Sequestrata l’area del ritrovamento per consentire ai vigili del fuoco della squadra speleo-fluviale di setacciare a menadito il torrente, alla ricerca di indizi. Lo stato in cui era il cadavere – in decomposizione, con il viso devastato da insetti, tutto gonfio, il colore della pelle tendente al bluastro – ispezionato dal medico legale Massimo Rizzo, non consente di stabilire con esattezza dove è stato raggiunto dai colpi. Sembra, comunque, che una raffica abbia preso Falcone al petto.
Intanto, la festa dell’emigrante in programma i prossimi 10 e 11 agosto è stata annullata.

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