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di ALESSIA GIAMMARIA IL primo è stato lo chalet di Cogne. Poi è toccato alla casa di Erba e alle villette di Perugia e Garlasco. Oggi anche la chiesa della santissima Trinità sembra essere entrata nel novero di quello che è stato definito “Il turismo dell’orrore”. Ovvero un fenomeno macabro e voyeuristico che porta le persone a recarsi in quei posti – assurti alle cronache nazionali – dove si sono consumati efferati omicidi.
Ieri mattina una coppia di Andria non ha esitato a chiedere a una passante dove si trovasse la chiesa della Trinità, il posto dove il 17 marzo scorso fu trovato il cadavere di Elisa Claps. Poco distante dalla coppia che ha chiesto l’informazione, un gruppo – una cinquantina di persone in tutto – che procedeva lungo via Pretoria in ordine sparso. Ottenuta l’informazione la coppia si è recata sul luogo del delitto.
«Abbiamo anche scattato una foto», hanno detto alla passante dopo averla rincontrata tra un sopra e sotto dello “struscio” domenicale.
Se anche il resto della comitiva si sia recato o meno alla Trinità non è dato sapere. Come non è dato sapere se il gruppo è sbarcato a Potenza sulla scia dell’eco suscitata del caso Claps o se, trovandosi nel capoluogo di Regione – che non è proprio un attrattore turistico come lo è la Città dei sassi – abbia pensato di fare una capatina anche alla Trinità. La chiesa, o meglio la scena del crimine, che nell’immaginario collettivo non è diversa dallo chalet di Cogne, la palazzina di Erba e le villette di Perugia e Garlasco.
Anzi.
Se si considera l’ intera vicenda, il giallo che si trascina da diciassette anni e il fatto che si tratta di un luogo di culto il fascino del macabro potrebbe essere addirittura maggiore rispetto ad altri luoghi dove si sono consumati delitti efferati.
Sarà la curiosità o semplicemente la voglia di vedere con i propri occhi quello che per giorni e giorni è rimbalzato su televisioni e giornali sta di fatto che alcuni posti sono diventati meta di curiosi.
Dal delitto di via Poma, a quello di Cogne, anch’esso ancora pieno di interrogativi, alla strage di Erba, fino al delitto di Garlasco e di Perugia, l’attenzione verso le scene del crimine è notevolmente cresciuta da parte anche dei non addetti ai lavori, dando vita a veri e propri pellegrinaggi.
I luoghi maledetti, insomma, sembrano possedere un fascino perverso.
Per alcuni sono attraenti – tanti i turisti che a Londra non mancano di fare il giro nei vicoli dove Jack lo squartatore uccise le sue vittime – perché rappresentano quella parte nascosta che atterrisce per cui salire sulla “giostra dello spavento a buon mercato” può assumere il valore di un esorcismo o di una moda di pessimo gusto.
I luoghi teatro degli orrori
Il delitto di Meredith Kercher
Si trova in via della Pergola, a Perugia, la villetta dove la sera del primo novembre del 2007 fu brutalmente uccisa la studentessa Meredith Kercher. Un omicido questo che si rivela subito uno dei gialli più intricati degli ultimi anni. Per l’uccisione di Mez, Raffaele Sollecito, l’ex fidanzata americana Amanda Knox e Rudy Guede sono stati condannati.
L’assassinio di Garlasco
È il 13 agosto del 2007 quando, nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia), la venitiseienne Chiara Poggi fu trovata senza vita. La casa dove fu ammazzata la giovane è oggi abitata dai genitori e il fratello della vittima. Nel processo per l’omicidio di Garlasco l’ex fidanzato, Alberto Stasi è stato assolto in primo grado
La strage di Erba
Ad Erba (Como), in un appartamento in via Diaz, l’undici dicembre del 2006, furono massacrati Raffaella Castagna, suo figlio Youssuf, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. E ridotto in fin di vita il marito di quest’ultima, Mario Frigerio. Per questa strage sono stati condananti all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, vicini di casa di Raffaella Castagna. Carlo Castagna, insieme ai due suoi altri figli, ha deciso di donare la casa della figlia alla Caritas di Erba, affinché «un luogo di tanta sofferenza e orrore possa servire a fare del bene».
Lo chalet di Cogne
È un delitto atroce quello che si consuma il 30 gennaio 2002 in uno chalet di Montroz, frazione di Cogne, in Val d’Aosta. La vittima è un bambino di appena tre anni, Samuele Lorenzi, assassinato con 17 colpi di un misterioso oggetto contundente, sferratogli sulla testa, mentre per pochissimi minuti, è rimasto da solo nella villetta, mentre la madre accompagnava alla fermata dell’autobus il fratello maggiore Davide. Per la sua morte Annamaria Franzoni, madre di Samuele, sta scontando nel carcere di Bologna la condanna a 16 anni.
La strage di Novi Ligure
In via Beniamino Dacatra 12 la sera del 21 febbraio del 2001, Erika De Nardo e l’allora suo fidanzatino Omar accoltellarono brutalmente la madre e il fratellino di lei, Susy Cassini e Gianluca De Nardo. La villetta a schiera è ancora abitata dall’ingegner Francesco De Nardo.
Giallo di Via Poma
In un appartamento, sede degli uffici dell’Associazione Italiana degli Alberghi della Gioventù, in via Carlo Poma a Roma, il 7 agosto 1990, venne trovato, martoriato da 29 coltellate, il corpo seminudo di Simonetta Cesaroni. Nello stesso condominio nel 1984 si era consumato un altro omicidio, quello di Renata Moscatelli, rinvenuta senza vita nella sua abitazione, uccisa da un assassino anche egli rimasto nel buio.
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