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I Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria hanno eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata alle rapine, sequestri di persona e lesioni. Negli ultimi mesi erano state diverse le rapine commesse in abitazioni di anziani, in cui i rapinatori, una donna ed un uomo a volto scoperto, agivano intrufolandosi in casa con un pretesto, malmenando e imbavagliando i poveri anziani per poi sottrarre loro preziosi e contanti presenti in casa.
Gli episodi, almeno sette con modalità analoghe, hanno suscitato notevole allarme sociale, poiché in tutti i casi i soggetti agivano con inaudita ferocia aggredendo con violenza le loro vittime, e sottraendo loro ogni valore presente in casa, con bottini in alcuni casi che superavano anche i centomila euro di valore. Partendo proprio da uno di questi episodi si sono trovati i primi elementi utili a all’identificazione degli autori, che ha portato nei primi giorni di giugno al fermo di tre rapinatori.
In particolare i due uomini e la donna che materialmente accedevano all’interno delle abitazioni degli anziani: Domenico Palmisano, di 38 anni , reggino, con precedenti per rapina, la sua convivente Carmela Lauro, reggina, di 45 anni , e Vincenzo Sorace, di 25, originario di Cinquefrondi(RC).
L’attività di indagine si è sviluppata a seguito di una rapina avvenuta a fine maggio ai danni di due anziani. Nonostante l’età le vittime hanno fornito una lucidissima ricostruzione dei fatti e descrizione degli autori.
Un particolare prezioso è stato fornito da un passante che aveva segnalato la presenza negli orari e presso il palazzo dove si era svolta la rapina, di un’autovettura che era transitata più volte attirando la sua attenzione, e l’uomo aveva fornito, seppur parzialmente la targa della vettura. La stessa autovettura era stata ripresa dai filmati delle vicine telecamere di videosorveglianza presenti in zona. Sviluppando l’intestatario dell’autovettura ed il suo circuito relazionale, si è riusciti a restringere il campo dei soggetti di possibile interesse.
Nell’ambito delle prime indagini erano effettuate diverse perquisizioni domiciliari presso le abitazioni riconducibili ai soggetti attenzionati, alcuni dei quali risultavano già gravati da precedenti per rapina. In uno di questi controlli, in località Archi, nello scantinato chiuso a chiave e nella disponibilità di Palmisarno, erano stati trovati numerosi monili in oro, argento e bigiotteria, decine di orologi, tre pistole a salve prive di tappo rosso e con l’occlusione della canna perforata, passamontagna e arnesi da scasso.
Uno degli arrestati, Sorace, aveva fornito indicazioni utili alla ricostruzione di alcuni episodi delittuosi fornendo anche indicazioni oggettivamente riscontrate dai dati in possesso circa le rapine da lui commesse assieme ai due complici.
Il modus operandi era sempre costante: le vittime venivano scelte poiché anziane e indifese; il colpo veniva portato a segno spesso anche in pieno giorno; la scusa per fare ingresso nel portone e nell’abitazione delle vittime era fingere al citofono di dover consegnare della posta o dei volantini; una volta che la malcapitata vittima apriva la porta veniva investita da una violenza inaudita al fine di non permettere alcun tipo di reazione.
A quel punto iniziava l’incubo: le vittime venivano imbavagliate e, se accennavano alcuna reazione, ancora botte; venivano prelevati contanti e preziosi e i rapinatori si dileguavano lasciando le loro vittime ancora immobilizzate e imbavagliate con evidente rischio per queste povere persone anziane. Tre degli arrestati erano già stati sottoposti a fermo agli inizi di giugno; un quarto elemento, Antonio Caracciolo, di 40 anni, era stato poi tratto in arresto alcuni giorni dopo su ordinanza di custodia cautelare in carcere poichè aveva preso parte attiva nelle rapine, accompagnando i complici con la propria autovettura e fungendo da palo durante le aggressioni.
Con l’ultima misura cautelare è stato individuato e tratto in arresto anche un quinto elemento del gruppo, Mirko Falcomatà, figlio della Lauro, mentre a tutti i componenti è stato notificato un nuovo provvedimento cautelare con la contestazione del reato di associazione per delinquere finalizzata alle rapine, rapina aggravata, sequestro di persona e lesioni. Il provvedimento del GIP contesta agli associati anche la commissione di ben sette rapine accertate.
Nei giorni successivi al primo fermo infatti sono stati diversi gli anziani che hanno voluto trovare la forza di riconoscere i rapinatori che li avevano aggrediti e minacciati con inaudita ferocia ed il quadro probatorio si basa su numerosi riconoscimenti a parte delle vittime.
Orecchini, collane, orologi ma anche semplici pezzi di bigiotteria che però costituivano un valore affettivo, sono stati riconosciuti dai legittimi proprietari. Gli arrestati hanno in sede di interrogatori continuato a tacere o contestato ogni addebito: ma il quadro compendiato nell’ordinanza include un ulteriore elemento che cancella ogni possibilità di obiezione: in occasione di una rapina il video di una telecamera di videosorveglianza presente sulla via pubblica ha documentato tutte le fasi del colpo
La sicurezza con cui i soggetti si muovevano, l’agghiacciante freddezza con cui preparano il colpo che emerge dai filmati dimostrano una notevole capacità criminale ed una particolare pericolosità.
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