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Un’operazione importante quella compiuta ieri dai carabinieri a Cosenza contro il patrimonio del Clan Cicero, particolarmente attivo nel capoluogo bruzio e nel suo hinterland.
I beni in questione sono una nota discoteca di Cosenza, la “Corte dei miracoli” (poi ridenominata “Le Club”), un’altrettanto nota impresa commerciale preposta alla vendita di abbigliamento, la “Musacco store”, presente in città con due negozi, e un’altra operante nel settore del commercio di materiale edile, facente capo a Osvaldo Cicero (“L’edilizia di Cicero Osvaldo”), figlio del presunto boss Domenico. Sigilli anche ad un appartamento con annesso garage, a quattro ville di lusso, a dieci autovetture di grossa cilindrata, a due motoveicoli, diversi conti correnti sui quali, si ipotizza, confluivano i proventi dell’usura e delle estorsioni perpretate dal clan Cicero e a alcune quote societarie. Il tutto per un valore complessivo, appunto, di cinque milioni di euro, quasi dieci miliardi delle vecchie lire.
I provvedimenti di sequestro sono direttamente collegati all’operazione “Anaconda”, eseguita dai carabinieri due anni fa che portò all’arresto di 35 persone, tutte appartenenti al clan del quartiere di San Vito.
«Nel corso delle indagini – ha spiegato ieri il colonnello Luigi Smurra, comandante del Nucleo della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza – abbiamo accertato una netta sproporzione tra i redditi dichiarati dagli indagati di “Anaconda” e i beni che riteniamo essere nella loro effettiva disponibilità».
«L’indagine patrimoniale – ha aggiunto il colonnello dell’Arma, Buscia – ha ormai gli stessi tempi e la stessa complessità di quelle classiche Siamo soddisfatti di questo risultato, anche perché a Cosenza ci sono ottimi rapporti tra le forze dell’ordine. Il nostro obiettivo comune – ha aggiunto l’ufficiale dell’Arma – è quello di dare “legnate” in giro per il territorio e assicurare la legalità».

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