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Il consigliere regionale del Pdl Alessio Saso (in foto), 47 anni, incontrò in periodo di campagna elettorale per le regionali del 2010, Domenico «Mimmo» Gangemi, il boss 64enne arrestato il 13 luglio nell’ambito della maxioperazione delle procure di Reggio Calabria e Milano che aveva portato 300 affiliati della ‘ndrangheta in carcere. Gangemi è considerato il capo dell’organizzazione malavitosa calabrese a Genova ed era stato arrestato insieme al conterraneo Domenico Belcastro, 48 anni, imprenditore edile e titolare di una ditta di materiali edili a Genova. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Ros, Saso a marzo incontrò due volte Gangemi nel suo negozio di piazza Giusti, a Genova. L’oggetto delle loro conversazioni è materia di indagine. Saso, che ha ricoperto anche altre cariche, tra cui quella di vicesindaco di Imperia, ha ammesso di avere incontrato Gangemi, ignorando però chi fosse realmente.
«Mi aveva chiesto di trovare un lavoro a suo nipote e non mi aveva promesso nulla in cambio – assicura Saso – Quando feci alcune indagini e seppi che era considerato una persona ‘poco raccomandabile’ non lo vidi più. Fui anche invitato alla festa dei calabresi, ma non ci andai».
Il negozio di Gangemi secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri era un luogo di ritrovo degli affiliati della «locale» di Genova della ‘ndrangheta, frequentato anche da altri politici tra cui l’attuale vicecapogruppo Pdl in consiglio comunale Aldo Praticò e il presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone, potente esponente dell’Udc.
Tra gli altri nomi di politici coinvolti nell’inchiesta, quello di Vincenzo Moio, ex vicesindaco di Sanremo, la cui figlia fu candidata alle regionali per i pensionati che sosteneva la lista dell’attuale presidente Claudio Burlando e Cinzia Damonte, dell’Idv, vicina a Onofrio Garcea, imprenditore calabrese attivo a Genova, pure lui nella cerchia di Gangemi.
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