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Dodici punti fortemente inquinati e due inquinati. È questo il bilancio delle analisi che i biologi di Goletta Verde di Legambiente hanno realizzato lungo le coste della Calabria tirrenica a conclusione della tappa calabrese. Anche per questo versante della regione – secondo quanto emerso dalle analisi – la contaminazione microbiologica arriva dalle foci di fiumi e corsi d’acqua minori. Otto su 14 dei punti monitorati, infatti, interessano foci di fiumi, torrenti e fiumare, che in cinque casi sono risultati gravemente contaminati e nei restanti due inquinati.
Sorvegliati speciali per l’inquinamento biologico anche i depuratori e gli scarichi di tubi e condotte, che rappresentano gli altri sei punti campionati e che sono emersi sempre fortemente contaminati. Le criticità del mare e delle coste della Calabria tirrenica sono state presentate a Reggio da Sebastiano Venneri, vicepresidente Legambiente; Nuccio Barillà, Legambiente Reggio; Franco Saragò, segreteria regionale Legambiente Calabria; Vincenzo De Luca, Comandante della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e Salvatore Piccolo, responsabile settore Autotrazione Assogasliquidi.
«Focalizzate sui punti critici – è scritto nel comunicato di Legambiente – le analisi dei biologi di Goletta Verde hanno rilevato con campionamenti puntuali una situazione preoccupante presso le foci dei fiumi, con grave rischio anche per le zone limitrofe. Sotto osservazione le foci dei fiumi Mesima e Fiumarella, più quelle dei torrenti San Francesco, Sant’Anna, Brace e della fiumara Ruffa sono risultate gravemente contaminate.
Inquinate, con un livello di contaminazione microbiologica minore, anche le foci dei fiumi Antigola e Petrace. Da codice rosso anche i prelievi effettuati a valle dei depuratori, o nei pressi di scarichi di tubi e fogne». «Nella fattispecie – prosegue la nota – sono stati monitorati e sono risultati con valori di inquinamento microbiologico ben al di sopra dei limiti di legge lo scarico a valle di un depuratore nel comune di Lamezia Terme, quello a valle del depuratore in località Cannitello, nel comune di Villa San Giovanni, lo scarico della fogna in località Villaggio Sabbia Bianche di Reggio, e gli scarichi di alcuni tubi, nei comuni di Ricadi, Reggio e Motta San Giovanni, in località Lazzaro. «Dalle analisi di Goletta Verde – ha sostenuto Barillà – emerge un quadro sconfortate, ma del tutto coerente con quanto già rilevato sul versante jonico, dove sono risultate gravemente inquinate tutte le otto foci monitorate, e anche con quanto emerso lo scorso anno, quando emersero gravemente inquinati Fiumarella, Lao, Neto, Petrace, Mesima, Angitola e S. Anna».
Lo stesso Rapporto sullo Stato dell’Ambiente redatto dall’Arpa Calabria nel 2008, delinea un quadro piuttosto critico del territorio calabrese sia per quanto riguarda le infrastrutture fognarie sia che per la copertura depurativa: senza considerare la criticità in cui versano le strutture esistenti spesso incapaci di reggere a carichi meteorici intensi. Un problema aggravato anche dalla piaga degli scarichi illegali».
«Contrariamente a quanto fatto nel 1982, quando l’Italia scelse la strada della severità e del rigore, costruendo una delle reti di monitoraggio migliori in Europa – ha sostenuto Sebastiano Venneri, vicepresidente Legambiente – stavolta il nostro Paese ha approfittato dell’opportunità concessa dalla direttiva comunitaria per allargare le maglie sulla balneabilità, a partire dall’estate 2010. Un passo indietro normativo che ha fatto classificare come ‘eccellentì alcuni tratti di costa che lo scorso anno venivano dichiarati non balneabili, pur essendo tuttora inquinati». Notizie positive arrivano, invece, dal settore del turismo sostenibile e di qualità, che lungo le coste della Calabria ha fatto segnare risultati importanti, come i 40 comuni premiati con le Vele della Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano.

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