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di ANTONIO CORRADO
Tutto come prima. Dalle 14.30 di ieri, lo scacchiere politico della maggioranza al governo del Comune di Nova Siri, non comprende più il vice sindaco, Michele Laddomata, reintegrato “ope legis” su sentenza del Tribunale amministrativo regionale dello scorso 26 maggio, notificata al Municipio l’11 giugno; ironia della sorte, quasi un mese esatto prima della nuova revoca. Il secondo provvedimento di sfiducia politica, che era nell’aria ormai da diversi giorni, firmato solo ieri dal sindaco Giuseppe Santarcangelo, ristabilisce lo status quo, trasferendo le deleghe ai Lavori pubblici e Centro storico al consigliere Cosimo Pancaro, mentre l’incarico di vice sindaco torna all’assessore Nicola Suriano. Alla presidenza del Consiglio resta Antonio Melidoro, che di fatto aveva conservato il suo incarico anche durante il discusso interregno. Un colpo di reni necessario per sbloccare la preoccupante situazione di stallo, venutasi a creare dopo la clamorosa sentenza del Tar, che ha pochi precedenti nella storia del diritto amministrativo. Dopo la prima revoca di Laddomata, infatti, la macchina amministrativa aveva trovato una nuova sintonia, nuovi equilibri, che il reintegro forzato del commerciante originario di Francavilla Fontana, aveva stravolto con non pochi scontenti. Questa volta, l’atto del sindaco contiene motivazioni assai più specifiche della routinaria “perdita di fiducia”. Ci sono fatti concreti e circostanziati, riassunti in un piccolo dossier. In primis Laddomata è accusato di “scarso rapporto di colleganza” con la Giunta, un dato che avrebbe impedito all’Amministrazione di mandare avanti il programma, perchè il lavoro dell’ex vice sindaco non era concepito nell’ottica di una collaborazione con gli altri. In pratica, leggendo tra le righe, Laddomata è accusato di essere una scheggia impazzita. Lo dimostrerebbe, secondo quanto indicato nelle motivazioni dell’atto sindacale, il suo modo di rapportarsi ai cittadini, invadendo competenze di altre deleghe, in modo da creare difficoltà e imbarazzo nei coleghi di Giunta. Poi la gestione personalistica e quasi esclusiva degli operai della Comunità montana “Basso Sinni” e l’aver autorizzato lavori pubblici senza il preventivo impegno di spesa. Un fatto che configuererebbe, tra l’altro, la presenza di debiti fuori bilancio. Il sindaco Santarcangelo, reduce da un summit di Giunta “all’americana” nella sua abitazione di via Siris, ha preferito non commentare, ribadendo la profonda separazione tra il lato umano e quello politico della vicenda. «A breve sarà convocato un Consiglio -ha detto laconicamente- e ciascuno dirà la sua; c’era un equilibrio raggiunto dopo la prima revoca, il suo rientro per sentenza mi ha costretto a gestire la questione per uscire dalla paralisi». Amareggiato e deluso, Michele Laddomata, non ha voluto commentare questo nuovo provvedimento del sindaco, limitandosi a respingere ogni accusa nei suoi confronti e riservandosi di dire la sua solo dopo aver consultato il suo legale, l’avvocato Gulfo. Non si esclude, dunque, la riapertura di un altro procedimento giudiziario, che impegnerebbe nuovamente gli uffici comunali in contenziosi non proprio utili alla comunità. In un primo momento, si era ipotizzato che, per uscire dall’impasse, Santarcangelo potesse ricorrere a un rimpasto. La nuova revoca, invece, è conferma di una sfiducia politica ad personam.

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