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Sarebbe pari a 870 milioni di euro il debito della sanità in Calabria. Il dato è stato fornito a Catanzaro dal presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti che ha incontrato i giornalisti per illustrare le azioni per rilanciare il settore. La cifra, ha precisato Scopelliti, emerge dall’ultima ricognizione effettuata il 31 dicembre 2009 e relativa al 31 dicembre del 2008. Il presidente ha ricordato che da una prima elaborazione, a fine 2007, il deficit totale ammontava a 2,166 miliardi di euro di cui effettivi 1,610, miliardi. «Abbiamo sempre pensato che la cifra di oltre due miliardi di euro di deficit – ha detto – fosse una bufala, anzi una ‘magherià di natura politica. È evidente che se fosse confermato il dato 870 milioni di euro le cose assumerebbero tutta un’altra dimensione». Parlando dell’advisor Kpmg, Scopelliti ha detto che è stata fissata una data per la quantificazione del debito che era il 30 giugno scorso ma non c’è alcun obbligo da parte dell’agenzia di certificazione». Il presidente ha spiegato che Kpmg aveva inviato delle lettere a 13 mila fornitori chiedendo se la Regione dovesse loro dei soldi. Hanno risposto solo in 2.600. «Noi – ha detto Scopelliti – per quanto riguarda la rete ospedaliera ripartiamo dalla riconversione di 20 ospedali fotocopia con meno di 100 posti letto (di cui 11 a rischio sicurezza) e dalla chiusura di quelli più piccoli per potenziare la rete territoriale». Secondo quanto illustrato dal presidente il nuovo scenario vede la nascita di quattro ospedali Hub (Centri Stella), otto Spoke (strutture periferiche di riferimento), sei pronto soccorso e 4 altre strutture punti di intervento in strutture ospedaliere riconvertite, 6 punti di primo intervento (che agiscono nelle 24 ore) e 3 punti di intervento che agiscono sulle 12 ore. Da tre a cinque sono le strutture di cui è ipotizzata la chiusura. «Sulla sanità – ha concluso Scopelliti – c’è la necessità di accelerare perchè diventi elemento di vera svolta a livello culturale. Non serve l’ospedale sotto casa, anzi è pericoloso se non offre servizi ai cittadini ed è fonte sprechi».
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