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di ANDREA QUATTRONE
Sono cialtroni i governanti delle regioni sulla cui arretratezza ci sono, invece, ragioni storiche economiche, sociali e culturali ben precise che abbattono le prosopopee ignoranti? Oggi le regioni meridionali seguono l’andazzo arraffa tutto del resto del paese sopraffatto dal principio che l’avere conti più dell’essere alla base dell’attuale diffuso contesto politico. Quanto a Tremonti, ci sarebbe proprio da dire: «Da quale pulpito viene la predica!». Basti ricordare l’incapacità con la quale il ministro dell’Economia e il presidente Berlusconi hanno intravisto la sopravvenienza della crisi mentre propinavano pubblicamente che la crisi era superata. Davvero spaventoso per una compagine governativa che in simili casi dovrebbe prevenire e curare mentre, purtroppo, non ha saputo fare né l’uno né l’altro in tempi accettabili e quando se ne è accorta, forte della buona situazione bancaria italiana su derivati e risparmio privato è rimasta seduta senza muovere un dito. Adesso che la situazione del debito pubblico ed economica generale rischia di diventare sempre più critica si danno ai tagli indiscriminati e mettono, eccome se le mettono!, le mani nelle tasche e anche nel piatto degli italiani. L’affermazione di Tremonti, poi, circa l’uso carente dei fondi strutturali da parte delle regioni meridionali non tiene conto della falce sul Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate) per coprire i buchi del bilancio dello Stato, per il terremoto dell’Abruzzo e, guarda un po’, per riparare il debito derivante dal minor introito dell’Ici applicata con provvedimento indiscriminato. Intanto si ripensa di ottenere risorse soprattutto dalle rendite. Vero è che il ministro è venuto al Sud, in Calabria, a chiedere voti mentre portava a Genova una struttura che avrebbe dato grande impulso a questa parte d’Italia qual è l’Istituto Italiano di Tecnologia, collocato a Genova nel 2003 “con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo tecnologico del paese e l’alta formazione in ambito scientifico/tecnologico”. Come governante dovrebbe fare un’autocritica e sostenere il suo lamento con precisazioni sul proprio impegno per il Sud. Nel merito della sua critica e del problema sollevato, infine, sta il fatto che solo 15 giorni fa è stata data la delega al ministro per i rapporti con le regioni, Fitto, di curare il settore e coordinare gli interventi sull’impiego dei fondi strutturali da parte delle regioni meridionali. Speriamo che qualcosa si riesca a fare, visto che la tanto chiacchierata Cassa per il Mezzogiorno riusciva bene, per esempio, nel rapporto con l’Ue, alla quale presentava tempestivamente i progetti di partecipazione alla ripartizione dei fondi strutturali. Le regioni non sono esenti da colpe, prima fra tutte quella di non aver diretto i pochi interventi che sono riusciti a mettere in campo verso obiettivi consistenti e non a pioggia onde ottenere risultati congrui per le loro economie. Le regioni meridionali non hanno personale qualificato per progettare, attirare e trasformare strutturalmente i fondi europei e qui Roma dovrebbe fare la sua parte forse investendo della questione il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del Ministero. Considerazioni che smentiscono quell’altra invenzione delle regioni virtuose e di quelle dilettanti se è vero che l’Italia è unita e più che ad azioni punitive deve pensare, come pensa, che la ricchezza e la cultura globale nazionale derivano proprio dall’avanzamento delle regioni meno sviluppate. L’Italia non è la Papuasia (con tutto il rispetto) e questi criteri la confinano ad un rango totalmente diverso dalla sua storia, dalla sua cultura, dalla sua esemplare solidarietà. Che certi politici abbiano la presunzione di voler giocare anche sui sentimenti degli italiani è un fatto molto grave e penoso. Qualche giorno fa si è tenuto a Roma il Forum “Italia-Africa partner nel business” un numero consistente di imprese italiane 250/500 vi hanno partecipato per incontrare 19 delegazioni dei Paesi africani. Il viceministro dello Sviluupo economico Urso ha detto: «Nel continente africano si gioca, ora più che mai, il futuro perché l’Africa è il più grande giacimento di risorse dell’umanità». E’ tutto vero, l’Africa degli africani così poveri e così soli può essere il futuro del Sud e il Sud un’opportunità per la vicina Africa. Punto di domanda: l’Abruzzo c’era e la Calabria?
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