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ANCORA un giro di interrogatori per i ragazzi del Centro Newman. Questa volta
al centro delle domande degli investigatori quelle tracce di liquido seminale sul materasso ritrovato nel sottotetto. Ma a chi appartengano, e a quando possano risalire è un mistero difficile da svelare.
Si starebbe facendo strada l’ipotesi che gli ultimi incontri amorosi ambientati nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità siano stati molto recenti, e potrebbero coincidere con il momento in cui il corpo della povera Elisa è stato liberato dalle tegole e dagli assi di legno che per tanto tempo ne avrebbero occultato la presenza, col favore del buio e degli ostacoli frapposti a chi volesse raggiungere quel punto preciso in quella stanza insalubre e maleodorante, colonia di piccioni, e deposito di cose dimenticate.
Altrimenti non si riuscirebbe a spiegare la presenza di uno straccio nei locali al terzo piano della canonica adiacente alla chiesa con le tracce di un profilo genetico perfettamente sovrapponibile a uno dei due estratti dal materasso nel sottotetto.
Prima dell’abbandono di quelle stanze da parte dei ragazzi del Centro Newman venivano effettuate regolarmente le pulizie, e sarebbe anomalo o quantomeno improbabile che uno straccio sporco sia potuto restare in quel posto senza che nessuno lo notasse e lo facesse lavare, piuttosto che gettarlo nella spazzatura.
Poi c’è il lavoro del botanico incaricato dal gip di Salerno, che ha analizzato dei semi ritrovati vicino al corpo di Elisa: semi alati, spinti dal vento fin sul grembo della ragazza, che apparterebbero a un pianta che fiorisce attorno al mese di giugno.
Anche su questo si fa facendo strada un’ipotesi inquietante.
Sembra che un seme dello stesso tipo di quello repertato sulla scena del delitto sia stato ritrovato poco distante dagli agenti della polizia scientifica sempre nel corso delle attività che si sono svolte lo scorso venerdì nella chiesa della Trinità.
Posto che il corpo sarebbe stato nascosto sotto un cumulo di tegole e assi di legno non si capisce come avrebbe fatto il seme di quella pianta a infilarsi lì in mezzo, e a poggiarsi proprio nel punto dov’è stato ritrovato.
Allora è più probabile che il vento ce l’abbia messo dopo che qualcuno aveva tolto quel materiale scoprendo i resti della ragazza. E se le cose stanno così la datazione di quel seme potrebbe rivelarsi lo strumento per individuare il momento esatto del primo rinvenimento del corpo, sgombrando in campo in via definitiva dalle ombre che lambiscono l’immagine di Don Vagno, e il ruolo della chiesa in questa storia.
Pesanti le parole in proposito di Filomena Iemma, la madre di Elisa, che si è rivolta pubblicamente a chi celebra il sacramento della comunione e soprattutto a chi la riceve, invece di pretendere la verità dai prelati coinvolti, a partire da sua eminenza il vescovo Superbo.
Accuse anche ai responsabili del centro Newman, e del laicato cattolico che continuerebbero a mentire sulle persone che “praticavano” nel sottotetto. Tra queste vi sarebbe anche un “grande personaggio” della comunità potentina, qualcuno che si vorrebbe tenere fuori dai riflettori, che la signora ha annunciato di voler smascherare, se prima non dovesse venire fuori tutta la verità, «quella che una madre sente», sulle complicità nell’occultamento del corpo di sua figlia per diciassette anni, e le modalità del ritrovamento. «Sarà un terremoto», ha detto la signora, sempre se non dovessero venire fuori i responsabili, che al confronto sfigurerebbe anche quello disastroso del 1980.
Leo Amato

La nota di Rocco Galasso

Dopo essere stato tirato in causa ripetute volte durante la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?” a cui hanno preso parte la sig. Filomena ed il figlio Gildo Claps, rilascio solo la presente dichiarazione che sarà, per il sottoscritto, l’ultima resa alla stampa in merito al caso Elisa Claps.
Non ho potuto né posso rivelare – ai Media – una serie di notizie sul caso in oggetto che ho riferito con massima precisione agli organi inquirenti, solo spontaneamente, nei ripetuti incontri che hanno portato a ricostruire il vissuto della vita parrocchiale e del Centro Newman. Essi sono, come comprensibile, coperti dal segreto istruttorio. Gli interessati sanno comunque tutto quello che era in mio potere di riferire.
In merito alla famiglia, offro la mia completa disponibilità ad incontrarli, se lo riterranno necessario, per fornire loro ogni genere di informazione. Sono disposto in ogni momento ad un confronto privato o pubblico, come a loro meglio gradito. Sanno bene come e dove rintracciarmi. Per ciò che mi riguarda, alla stessa maniera posso offrire da subito, per la migliore tranquillità, a loro e agli inquirenti la prova della mia assoluta estraneità rendendomi disponibile anche alla prova del DNA.
Altro non posso aggiungere, se non l’amarezza di essere finito anch’io nella gogna mediatica di una vicenda ed una storia che purtroppo non ha assolutamente belle cose da raccontare.

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