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Il presidente della Federazione regionale Uneba Calabria, don Biagio Amato (in foto), ha più volte chiesto e sollecitato l’incontro con il presidente Scopelliti per rappresentare e confrontarsi su alcuni dati gravi e destabilizzanti che interessano tutto il settore dell’assistenza territoriale». Lo riferisce un comunicato della federazione. «Sono circa 40 mln di euro – è scritto nella nota – le somme vantate dalle strutture private accreditate per le Case Protette, le Rsa, i Centri di riabilitazione e le altre tipologie di strutture accreditate regionali socio-sanitarie e sociali.
Altrettante le somme che tali strutture debbono pagare alle banche e alle finanziarie per prestiti, fidi e mutui che hanno dovuto chiedere per poter garantire l’assistenza alle persone affidate dalle Asp, per poter adeguare le strutture ed i servizi ai requisiti regionali organizzativi e strutturali sugli accreditamenti imposti con il Regolamento regionale n. 13 del settembre 2009.
Ammontano a circa 2-3 milioni annui le somme per interessi passivi che le strutture pagano alle banche e a 3-4 milioni le somme che le strutture fatturano ogni anno alle ASP per gli interessi di mora».
Per il presidente Uneba Calabria «i ritardi nei pagamenti delle contabilità variano da un’Asp ad un’altra. Alcune Asp debbono pagare ancora contabilità del 2008 e 2009. Tutte non hanno pagato le contabilità del 2010. Alcune hanno sottoscritto i contratti di acquisto prestazioni per il 2009. Altre, ancora non lo hanno fatto. Nessuna ha sottoscritto i contratti per il 2010.
Qualcuna che l’aveva fatto, ora si trova penalizzata perchè il Consiglio regionale ha cambiato le regole del gioco a partita già iniziata. Tutte le strutture socio-sanitarie e sociali private (che sono diverse, per la natura e l’intensità delle prestazioni ed anche per la tipologia del rapporto economico, dalle strutture private ospedaliere) sono ormai nella impossibilità reale di pagare gli stipendi, di pagare le forniture di beni e servizi. Con la reale possibilità che, nel momento in cui la Regione dovesse intervenire per sbloccare i pagamenti, nessuna struttura potrà riceverli perchè morosi con l’Inps e con tutte le altre Agenzie pubbliche».
«Assieme a questi problemi finanziari, le Asp, proprio in questi mesi – prosegue don Amato – preannunciano tagli al tetto delle prestazioni ma, cosa davvero strana, continuano a ricoverare perchè il fabbisogno è in continua crescita. Di fatto, le Asp pretendono che il costo delle risposte ai bisogni dei cittadini continui a ricadere sulle strutture accreditate. Dai dati sopra riportati si evidenzia che le risorse delle strutture private accreditate sono ormai esaurite. E che, per continuare a garantire l’assistenza alle persone fragili e non autosufficienti, o la Regione sblocca immediatamente somme necessarie e sufficienti a risollevare le sorti finanziarie delle strutture oppure dovrà decidere di dimettere le oltre 4000 persone ospiti di tali strutture e, una parte ricoverarla negli ospedali ed un’altra farla ritornare in famiglia.
Alcuni, però, non hanno più famiglia. Ciò, comunque, comporterebbe, come conseguenza obbligata, anche il licenziamento di circa 1600 operatori ed operatrici. Ma soprattutto la Regione non sarebbe nelle condizioni di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) dato che queste strutture assistenziali sono ad esclusiva gestione privata».

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