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di BIAGIO TARASCO
SI deciderà nei prossimi giorni il destino del Museo della Tortura di Matera, ormai chiuso dal primo maggio in attesa di essere trasferito ad Altamura, come riportato sul Quotidiano della Basilicata dello scorso 7 giugno.
All’origine della decisione vi è l’attuale impraticabilità per infiltrazioni d’acqua degli ipogei che ospitano il Museo e la mancata assegnazione da parte del Comune, a distanza di oltre due anni dalla richiesta, della subconcessione di idonei locali dei Sassi nel quale trasferirlo.
«Gli strumenti di tortura -ha dichiarato Michele Pellegrino, direttore del Museo della Tortura- si trovano attualmente giacenti in un deposito. Per il momento la decisione di trasferirli ad Altamura è sospesa. Infatti, l’Amministrazione comunale, appresa la notizia, mi ha contattato per fissare un incontro in cui affrontare la questione. L’incontro dovrebbe essere fissato entro pochi giorni. Spero che la pratica che ho inoltrato, completa di progetto, possa finalmente andare avanti, dopo due anni di inspiegabile silenzio, nonostante le numerose sollecitazioni. Se riceverò una risposta positiva da parte del Comune, il Museo della Tortura resterà a Matera, dove potrà essere riaperto dopo qualche mese, altrimenti lo trasferiremo ad Altamura, città nella quale sarà fruibile da subito».
Il caratteristico Museo è stato inaugurato nella città dei Sassi nove anni fa, nei pressi della chiesetta di San Biagio, in locali presi in fitto. Gli ultimi giorni di apertura si sono avuti a Pasquetta, il 25 aprile e il primo maggio, dopo di che sul portone d’ingresso è stato affisso un eloquente cartello che annuncia la data (1 agosto) ed i motivi del trasferimento. «Nelle ultime tre giornate di apertura -ha spiegato Pellegrino- abbiamo avuto circa 1.500 presenze quotidiane. Non c’è dubbio che si trattava di date particolari, che registrano impennate di presenze turistiche a Matera. Tuttavia, durante l’intero anno abbiamo un buon numero di ingressi. Nei primi anni di attività il Museo della Tortura è stato visitato da circa trentamila persone all’anno. In seguito i numeri sono andati diminuendo, fino alle quindicimila presenze del 2009. La diminuzione, comunque, va di pari passo con il calo turistico che si è avuto a Matera. Noi abbiamo potuto verificare, dopo un apposito studio, che il 20 per cento dei turisti che visitano la città dei Sassi visita anche il nostro Museo. Addirittura molti, prima di partire da diverse città pugliesi e campane per Matera, ci telefonano per sapere se troveranno aperto il Museo della Tortura. In caso di chiusura decidono di rinviare la gita a Matera». Il Museo ha accolto turisti da ogni parte del mondo e scolaresche. Ad esso sono state dedicate trasmissioni da parte di televisioni nazionali ed estere. Al prezzo di 3 euro (ridotti a 1,50 per i bambini) si può ammirare una delle più grandi collezioni europee di strumenti di tortura, affiancati da cartelli che in italiano e in inglese, ma anche con espliciti disegni, spiegano le funzioni dell’oggetto. Il direttore Pellegrino ha in programma di ingrandire il Museo, dotandolo di una sala proiezione e di una postazione multimediale, in modo da attirare non solo turisti. I materani che vorranno usufruirne rischiano, però, di doversi spostare ad Altamura, così come i turisti in visita ai Sassi. Altamura, già città del pane (nonostante l’ottimo pane di Matera), se così sarà, ringrazia.
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