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Ci sarebbe un magistrato dietro la microspia trovata nell’aprile del 2007 in un ufficio della Procura di Reggio Calabria utilizzato dal pm Nicola Gratteri, uno dei più impegnati nella lotta alla ‘ndrangheta, per parlare con gli ufficiali della polizia giudiziaria. Lo scrive oggi il Quotidiano della Calabria.
Secondo quanto riporta il giornale, un detenuto legato al clan di Pasquale Condello, detto il «supremo», parlando dell’episodio con i familiari in carcere, l’estate scorsa, avrebbe detto «gliel’ha messa …» facendo il nome del magistrato. Il colloquio sarebbe stato intercettato dalla polizia penitenziaria e il verbale inviato alla Procura di Catanzaro che indaga sull’episodio essendo competente per i fatti che riguardano i magistrati reggini. Al momento, comunque, non ci sarebbero riscontri.
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