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di DOMENICO TALIA
Oggi il vero re del calcio non è Lionel Andrés Messi, piccola pulce geniale, non lo è neanche Miroslav Klose, l’attaccante tedesco che ha raggiunto O’Rey Pelè nella classifica dei marcatori dei Mondiali, e nemmanco il brasiliano Luis Fabiano. Il vero re è Sepp Blatter, dittatore del pallone che domina il regno del calcio dal trono della Fifa ormai da oltre dodici anni, concedendo e negando a suo piacimento cambiamenti di regolamenti, controllando gli arbitri e gli equilibri tra le federazioni con una diplomazia degna del segretario dell’Onu o del direttore del Fondo monetario Internazionale. Questo Machiavelli del football nato in un paesino sulle pendici svizzere del Cervino (da quelle parti lo chiamano Matterhorn), che ha saputo traghettarsi, rimanendo in sella, dal Novecento nel nuovo secolo, va certamente ammirato per le sue capacità di negoziatore, di fine stratega che riesce a concedere innovazioni di latta ed è capace di operazioni da conservatore furbo e pervicace, convinto dei suoi mezzi a tal punto da sentirsi tranquillo di non apparire una volpe astuta agli occhi di molti. Un bravo monarca deve sapere mantenere il suo potere governando i suoi sudditi in silenzio e se qualcosa di clamoroso accade, la regola è sempre minimizzare, far finta di concedere qualcosa per poi ritirare l’offerta alla prima occasione. In questo lo svizzero Blatter è un grande, ed anche quando accadono cose che fanno gridare allo scandalo, lui sdrammatizza, si limita a dichiarazioni reticenti, accomodanti, talvolta pronuncia scuse di circostanza. L’ultima l’abbiamo vista in questi giorni. In partite ad eliminazione diretta tra grandi squadre in un Mondiale che si sta avviando alle sue fasi finali accadono cose da non credere: palloni che pur entrando dentro la porta di almeno mezzo metro non riescono a convincere arbitri internazionali a dichiararli gol, giocatori che segnano ricevendo la palla in evidente offside (parola inglese per indicare la regola più complessa da implementare durante una partita di calcio), non avendo neanche il portiere o un difensore tra loro e la porta (quando ne servono almeno due), senza che guardalinee e arbitri di prestigio se ne accorgano. Tutto questo mentre anche i bambini, che assistono alle telecronache davanti a schermi di casa o che osservano dagli spalti l’azione sul grande schermo, gridano all’ingiustizia lampante. Bene, di fronte a tutto questo, proprio per cercare di far vedere che il re è vestito, mentre le sue nudità sono ormai evidenti a tutti, quale è la prima reazione di Blatter? Direte voi: usiamo la moviola in campo? Installiamo un sistema computerizzato per scoprire il gol fantasma? Mettiamo il quinto e il sesto uomo dietro le porte? Niente di tutto questo. Il sovrano dei pallonari ha tirato il coniglio dal cappello: bisogna non mostrare il replay delle azioni sui grandi schermi negli stadi del Mondiale. Vanno oscurati, cosicché nessun arbitro di buona volontà possa essere tentato di guardare l’azione e correggere una sua decisione sbagliata. Vanno spenti così nessuna scelta arbitrale errata possa essere vista dai giocatori e dagli spettatori sul campo. Altro che tecnologie avanzate, Blatter di fronte al bivio tra l’uso di strumenti anche abbastanza semplici per evitare errori arbitrali gravi e marchiani e il lasciare tutto in mano ad arbitri e guardalinee che possono commettere gravi errori ed ingiustizie, non ha avuto alcun dubbio: mettiamo tutti la testa sotto la sabbia a facciamo finta che non sia successo nulla. La filosofia Blatteriana è semplice: la storia ormai secolare del calcio non è scevra da errori arbitrali che hanno fatto vincere chi non meritava, eppure il calcio è sopravvissuto; dunque perché cambiare adesso? Perché togliere il potere agli arbitri e soprattutto a chi gli arbitri li nomina? Dopo quella prima reazione, il sovrano della Fifa che nella sua biografia dichiara di essere stato un calciatore del campionato svizzero dalla tenera età di 12 anni fino a quella di 35, forse ha capito di aver esagerato e si è scusato con Inghilterra e Messico, vittime degli errori dei referee e del sistema antiquato che Mr. Blatter ha sempre voluto mantenere e che adesso promette di voler discutere nella prossima riunione della Fifa. L’elvetico si è reso conto che il suo potere scricchiola sotto gli errori arbitrali e per la sua presunzione da troglodita, quindi prova a lanciare messaggi tranquillizzanti. Però lui sa bene che se cambiasse rischierebbe di dare tutto il potere in mano agli schermi ad alta definizione, ai computer, ai sensori. Sa bene che questa sarebbe una strategia per lui perdente. Infatti, lui e i suoi “amici” non troverebbero mai uno schermo o un computer pronto a votarli, allora meglio lasciare le cose come stanno, fino a che dirigenti, calciatori e allenatori sopporteranno di vedere partite vinte da chi non merita e campionati falsati da arbitri dalla vista annebbiata. Tutto questo alla faccia di milioni di spettatori che gli errori arbitrali ormai li vedono in tempo reale seduti in poltrona e quindi hanno chiaramente capito che il re Blatter è nudo e il suo regno che doveva essere un allegro luogo di divertimento è diventato un triste mercato che serve a mantenere un potere ormai logoro. Per queste ragioni, il re della Fifa, sfidando la decenza, non si risparmia tentando di mantenere vecchie pratiche ormai così obsolete da sembrare ridicole e mortificanti per tutti quelli che giocano con impegno e per quelli che amano questo gioco che rischia di diventare un ex-sport appesantito dai troppi affari che lo circondano e apparentemente incapace di dare una piccola spallata ad un trono ormai in bilico, facendo rotolare giù il vecchio satrapo.

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