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Il Procuratore di Paola (Cosenza), Bruno Giordano, ha commentato i lavori di carotaggio che si stanno compiendo lungo il fiume Oliva, nei comuni di Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro: «La stima è senz’altro per difetto, ma pensiamo che sotto il fiume Oliva ci siano almeno centomila metri cubi di fanghi industriali». I carotaggi in questione, si erano resi indispensabili a seguito di diverse segnalazioni della presenza di presunto materiale tossico nella zona e a seguito di alcune relazioni medico-scientifiche che avevano fatto emergere una casistica insolita di morti per tumore in quell’area.
«Abbiamo ancora lavori di carotaggio per 3 o 4 giorni, poi potremo iniziare il lavoro di analisi dei detriti campionati», ha aggiunto Giordano, che già nelle scorse settimane aveva confermato senza dubbi la presenza dei fanghi.
Dalla Procura di Paola si precisa che ieri sono anche terminati i carotaggi sulla collina che contiene una cava in cui si sono misurati valori anomali di radioattività. Ma di questo ancora non si vuole dire niente. Nella zona si sospetta possano essere stati smaltiti in maniera fraudolenta rifiuti industriali provenienti da altre regioni.
Alcune fonti li misero in relazione con una presunta «nave dei veleni», la Jolly Rosso, che si arenò nel dicembre del 1990 a pochi chilometri dal luogo delle ricerche, sulla spiaggia di contrada Formiciche di Amantea, sul Tirreno cosentino.
Secondo il procuratore: «Grandissime quantità di fanghi industriali» sono state trovate durante i lavori di carotaggio lungo la vallata del fiume Oliva, nel cosentino, «anche in siti nuovi rispetto a quelli già conosciuti». A breve, alla Procura di Paola, dovrebbero giungere anche le analisi sulla radioattività del terreno, altro accertamento disposto da Giordano nell’ambito dell’inchiesta. Una delle ipotesi su cui la Procura sta lavorando è che nella zona possano essere stati interrati rifiuti tossici che si presume si potessero trovare a bordo della Jolly Rosso, la motonave spiaggiata il 14 dicembre 1990 ad Amantea, sul Tirreno cosentino.
Infine, relativamente al dissequestro degli impianti di depurazione ha aggiunto: «L’inchiesta non è chiusa, ma la maggior parte dei depuratori è stata dissequestrata, circa l’80%. Alcuni con piccole prescrizioni a garanzia delle quali abbiamo imposto un deposito cauzionale che i diversi comuni, tramite fideiussioni, hanno iniziato a versare».
«Siamo soddisfatti, anche se non risolveremo il problema della pulizia del mare al 100%», ha detto infine Giordano, «perchè abbiamo delle situazioni critiche, come a Fuscaldo e ad Acquappesa. Quest’ultimo depuratore deve, per esempio, trattare anche le acque sulfuree delle terme, che uccidono le alghe».
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