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di LEO AMATO Chi ha visto quelle foto sgombra il campo da qualsiasi dubbio. C’è la pornografia, il soggetto infantile, e l’espressione di un bambino che non sembra rendersi conto di quello che succede. L’inquadratura è la soggettiva di un uomo che curiosa nelle parti intime di un fanciullo. C’è la sua mano sinistra e sul polso un orologio, che sembra uguale a quello di un maestrino elementare di trent’anni, che l’anno scorso ha lavorato in una scuola di Matera ma da settembre è in servizio a Irsina. Si chiama Pietro Materi, e a Tricarico, che è il suo paese, in tanti stentano a capire quello che succede.
Sabato mattina gli agenti della polizia postale di Matera hanno bussato alla porta dell’appartamento dove vive con i suoi genitori – gente perbene, dicono tutti – con un mandato di perquisizione della Procura della Repubblica di Torino.
È lì che è cominciato tutto: dalla segnalazione di un traffico sospetto di dati digitali da alcuni siti monitorati per la presenza di materiale pornografico infantile. Sembra che le attività siano ancora in corso in tutta Italia, per cui il riserbo degli investigatori è assoluto. Ma a Potenza ieri mattina Pietro Materi è sfilato in manette tra due uomini della polizia penitenziaria per sostenere l’udienza di convalida dell’arresto, e la gravità della situazione è apparsa in tutta la sua evidenza. Quello che gli agenti hanno recuperato nella memoria del suo computer sarebbe stato molto al di là anche delle loro peggiori aspettative. Si sa che l’accusa nei suoi confronti è cambiata immediatamente da mera detenzione di materiale illegale a abusi a sfondo sessuale e pornografia minorile, con l’aggravante di aver approfittato dell’affidamento di un fanciullo in funzione del ruolo di insegnante di sostegno, e della condizione psichica della vittima, che sembrerebbe affetta da una forma problematica di autismo.
Proprio il distacco di quella giovane coscienza potrebbe avergli suggerito l’idea di riuscire a farla franca. Per effettuare le sue operazioni in rete sembra che Materi si guardasse bene da usare la sua propria connessione domestica e si appoggiasse sulla rete wi-fi di un vicino del tutto inconsapevole che per questo è finito al centro delle attenzioni degli investigatori. Una volta chiarita la sua posizione gli agenti della polizia postale avrebbero dovuto effettuare una triangolazione radio per riuscire a determinare dove fosse il punto di accesso da dove andava e veniva quel flusso di dati pedopornografici. E una volta individuato la sorpresa: migliaia di fotografie prese qua e là, e un disco a parte con i propri scatti proibiti.

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