2 minuti per la lettura
E’ stato condannato a 22 anni di reclusione Vito Gallè, 44 anni, di Serra San Bruno (Vibo Valentia), imputato per concorso nel duplice omicidio pluriaggravato di Angelo Cravè, di 42 anni, e suo cognato Giuseppe Campese, di 35, entrambi raggiunti da diversi colpi di fucile, carabina e pistola il 18 febbraio del 2008, pare per liti dovute a questioni di vicinato. La sentenza è arrivata questo pomeriggio dalla Corte d’assise di Catanzaro (presidente Giuseppe Neri, a latere Antonio Giglio), che ha fatto cadere l’aggravante dei futili motivi contestata all’uomo, considerando infine quella della premeditazione equivalente alle attenuanti generiche, ed infliggendo a Gallè anche le pene accessorie dell’interdizione perpetua dei pubblici uffici, dell’interdizione legale per la durata della pena, e della sospensione dalla potestà genitoriale per lo stesso periodo. Vito Gallè dovrà inoltre risarcire alle parti civili – rappresentate dall’avvocato Silvio Sorrentino – i danni, che saranno liquidati in separata sede, anche se la Corte ha già stabilito provvisionali che l’uomo dovrà corrispondere nella misura di 20.000 euro per tre parti offese, e 40.000 per la quarta. Ai difensori dell’imputato, gli avvocati Giancarlo Pittelli e Antonio Porcelli, non resta che attendere le motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro 90 giorni, per proporre appello. Un’impugnazione che, d’altra parte, potrebbe avvenire anche da parte della Procura della Repubblica considerato che il pubblico ministero di Vibo Valentia, Fabrizio Garofalo, aveva chiesto una condanna all’ergastolo. Si è chiuso così, oggi, il primo grado di giudizio per una delle tre persone accusate degli omicidi premeditati dei due cognati che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, erano finiti in un vero e proprio agguato dal quale Cravè non ebbe scampo e morì sul colpo, mentre Campese spirò dopo qualche ora in ospedale. All’origine del duplice delitto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la servitù di passaggio su una strada che attraversa le proprietà di Gallè che aveva già provocato numerosi scontri. A imbracciare le tre armi utilizzate, secondo le iniziali accuse, furono Rocco Salvatore Gallè, di 69 anni, il quale si costituì spontaneamente ai carabinieri, ed i suoi figli, Bruno e Vito, rispettivamente di 42 e 44 anni, pure arrestati. In primo grado Bruno Gallè è stato assolto in sede di giudizio abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare di Vibo, che ha invece condannato a 20 anni di reclusione il padre Rocco Salvatore. Pochi giorni fa, il 18 giugno, la Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha confermato l’assoluzione di Bruno Gallè, ed ha rideterminato la pena di Rocco Salvatore Gallè in 12 anni.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA