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di ANTONELLA CIERVO
UNA crisi palpabile, sempre più vicina, talmente vicina che anche Pasquale Natuzzi, amministratore delegato del colosso del mobile imbottito di santeramo, taglierà il suo stipendio del 30%, del 20% quel del top management annullando gli incentivi 2010 per dirigenti, quadri e impiegati in Italia e all’estero. La cura dimagrante a cui il gruppo Natuzzi si sottoporrà prevede dall’1 luglio (con un provvedimento cassa integrazione-ponte fino alla stessa data del 2011, ndr.) la riduzione dell’orario di lavoro fino a 20 ore settimanali per gli impiegati e i quadri dell’area servizi.
Il 15 giugno alle 14, intanto, l’azienda discuterà al ministero del Lavoro il provvedimento che dovrebbe riguardare 1400 collaboratori di tutti gli stabilimenti e gli uffici del gruppo. La decisione che per la prima volta riguarda anche le parti dell’azienda che finora non avevano risentito delle ricadute della crisi, fa chiaramente intendere che la crisi è ancora in atto e che, come sostiene lo stesso Natuzzi in un comunicato stampa, «Il rilancio è possibile a condizione che gli obiettivi della riduzione dei costi vengano raggiunti, unitamente all’innovazione di prodotto, dei processi industriali, gestionali e commerciali». Le linee guida di questa fase storica sono state illustrate nei giorni scorsi nel corto di un incontro con le sigle sindacali che il 15 giugno saranno anche a Roma. Cautamente possibilisti i sindacati locali che riconoscono il segnale del gruppo ma, al tempo stesso, sperano in garanzie di rilancio legate alla fase di riorganizzazione che Natuzzi potrebbe avviare attraverso la Cig in deroga per un anno.
Spiega Michele Andriulli (Fillea-Cgil): «E’ significativo il fatto che finora il cervello dell’organizzazione non era mai stato coinvolto dalla crisi in atto. Non possiamo nascondere, ovviamente, il fatto che emerga una grande difficoltà e anche per questo ci interessa sapere dove andremo in futuro. Natuzzi chiede, d’altronde, che il sommerso venga affrontato e che le condizioni e gli incentivi vengano erogati anche per questa azienda che vuol rispettare i termini del decreto Sacconi che prevede il reimpiego dei lavoratori attraverso la formazione continua».
Per Mino Paolicelli (Feneal-Uil): «Il confronto dell’azienda è aperto anche sul fronte murgiano di Taranto e Bari affinchè si possa risalire la china grazie all’innovazione e al consolidamento. Il nostro cauto ottimismo tiene conto del fatto che grazie a Natuzzi si riapre un’azienda nel Materano dopo 6 anni, attraverso la lavorazione con meccanismi della linea Editions. Il passaggio della cassa integrazione è propedeutico al rientro di 165 unità a Jesce 1 e nel 2011 di 75 nel polo logistico della Martella». La parola passa ora al ministero del Lavoro sul cui tavolo il 15 giugno alle 14 giungerà il caso Natuzzi, ultimo fronte di una crisi profonda ancora in atto e non ancora dietro le spalle degli imprenditori.

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