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POTENZA – Bucaletto trent’anni dopo la sua nascita è ancora lì. E’ lì con il suo carico di sofferenza e degrado, rabbia e rassegnazione, macerie morali e materiali.
Macerie appunto, magari non quelle che i “pionieri” della Cittadella videro all’alba del 24 novembre 1980, ma quelle in cui i loro figli e nipoti vedono sgretolarsi case nate per l’emergenza e divenute, nel corso di tre lunghissimi decenni, le loro prigioni fatte di sbarre antifurto alle finestre, di “cemento amianto” e legno marcio.
Bucaletto è un vaso di Pandora, una bomba ad orologeria sul punto d’esplodere, un caso vergognoso di cattiva politica locale e nazionale. Altro che l’Aquila, altro che Bertolaso (a cui la gente di qui si rivolgerebbe volentieri), altro che ricostruzione.
A Bucaletto la ricostruzione non è mai cominciata, e quei trentaquattro alloggi assegnati in modo “improprio”, quella scuola nuova di zecca e quelle torri alzate, tra la Basentana e il quartiere degli “sfollati”, non sono che specchietti per le allodole.
Solo che a Bucaletto di allodole non ce ne sono più. Qui restano 2.000 residenti accampati da trent’anni e non più disposti ad essere ingannati da una classe politica che li utilizza come serbatoio di voti lasciandoli, infine, al loro triste destino d’eterni “terremotati”.
Così succede che un incontro saltato all’ultimo minuto, tra i membri del Comitato di quartiere uscente (l’Organismo non è mai stato rinnovato per via del “rosso” in cui versano le casse comunali) ed alcuni Consiglieri comunali d’opposizione, diventa un momento di sfogo in cui, senza mezzi termini, i cittadini di Bucaletto versano il loro fiele sull’operato delle amministrazioni comunali e regionali susseguitesi negli ultimi sei lustri.
Ce n’è per tutti, ma la premessa è un documento sottoscritto il 9 gennaio del 2007 dalla dottoressa Enza Polani della Asl 2 di Potenza ed inviato, per conoscenza, all’allora “sindaco più votato d’Italia”: Vito Santarsiero.
Il documento recita che, dopo attenta verifica delle strutture prefabbricate di Bucaletto, i locali «non rispondono ai requisiti igienico – sanitari per la civile abitazione».
Altezze minime interne, superfici dei singoli ambienti, rapporto superficie – abitante, illuminazione e ventilazione non sarebbero a norma; inoltre, prosegue il documento «alcuni ambienti visitati presentano umidità permanente» non eliminabile con normali interventi di manutenzione. Dulcis in fundo, «il parametro esterno di alcune strutture, contenente amianto, presenta lesioni, rotture e crepe».
Così vivono a Bucaletto. In una situazione di totale isolamento, tra l’altro, che non farebbe invidia neppure agli “ospiti” della Casa circondariale della limitrofa via Appia.
Tornando alle ragioni che avevano portato in questo “desolante” quartiere a nord del capoluogo di regione (l’incontro tra i rappresentanti dei residenti e parte dell’opposizione in Consiglio comunale), a Bucaletto spiegano: «l’avevamo chiesto perché sappiano tutti, in Consiglio, delle condizioni in cui continuiamo a vivere».
A rischio di malattie ed epidemie, dicono, con abitazioni che vanno a fuoco per poco e causano morti, danni, paura; con insetti che nidificano nei muri, con furti e atti vandalici d’ogni tipo contro i quali, concludono, non è stato neppure possibile avere un presidio di polizia permanente.
«E’ arrivato il momento – spiegano i membri del comitato – che si faccia chiarezza sul Piano Riqualificazione di Bucaletto».
Una riqualificazione che l’ex sindaco Fierro aveva promesso entro la conclusione del suo mandato, che l’attuale primo cittadino Santarsiero aveva garantito nel giro di dieci anni (ma se tre sono serviti per 34 alloggi, quanti ce ne vorranno per gli altri 600?), che lo stesso governatore De Filippo aveva garantito (dal punto di vista economico) entro la scadenza del suo primo mandato.
E invece? Invece l’ennesima estate dei residenti di Bucaletto si preannuncia ricca soltanto dei soliti problemi.
Dell’afa e dei serpenti, degli insetti e dei muri che si sgretolano, della paura d’uscir di casa lasciandovi gli effetti personali e del degrado esasperato, nel quartiere, da numerosi residenti abbandonati finanche dai servizi sociali.
Sì perché, raccontano i membri del Comitato, «è dal primo febbraio che attendiamo una convocazione da parte del sindaco. Convocazione prevista e rinviata proprio in quella data. Da allora, però, sono passati oltre 4 mesi. Un’intera stagione senza che si sia fatto più cenno alla questione».
La convinzione dei residenti è quella d’essere stati abbandonati.
E’ quella che la vergognosa questione Bucaletto non voglia essere risolta né raccontata se è vero, confidano, «che anche parecchie dirette televisive dal quartiere sono state bloccate all’ultimo momento dalla Capitale o, quanto meno, edulcorate per una serie svariata di motivi».
Ora sono stanchi a Bucaletto e dicono: «la nostra è una questione da risolvere a Roma. Ci rivolgeremo alla Protezione civile e ai ministeri competenti». Come dargli torto?
Trent’anni sono lunghi da passare in certe condizioni ma Bucaletto non ha eletto rappresentanti politici e quelli in carica, di come si vive trent’anni in un prefabbricato, che ne possono sapere?
Michele Russomanno
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