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NAPOLI – Un universo di personaggi donquisciotteschi alla ricerca di un riscatto per la vita: sono le persone che vivono nel Dormitorio pubblico di Napoli, ‘invisibilì che per una volta porteranno su un palcoscenico internazionale il loro vissuto quotidiano di disperazione. Lo faranno con ‘La fabbrica dei sognì, lo spettacolo di Davide Iodice per il Napoli Teatro Festival Italia, in scena dal 15 giugno, del quale saranno attori e in un certo senso anche autori. Il testo è infatti il frutto di un lungo periodo di studio che Iodice ha trascorso all’interno del Dormitorio pubblico. Da settembre a oggi, il giovane drammaturgo napoletano ha osservato, ha parlato, discusso e poi ha metabolizzato e messo sotto forma di scrittura le esperienze degli ospiti del dormitorio. «Ho scelto di entrare a vivere in quel posto – spiega Iodice all’ANSA – perchè in lavori di questo genere la credibilità ti è data solo dalla prossimità e poi per raccogliere un sogno notturno avevo bisogno di una certa intimità con le persone che mi stavano di fronte. È stata un’esperienza molto forte, dopo giugno avrò bisogno di un momento di analisi». Una ricerca poetica che intercetta la vita: è questa la definizione che si può dare ai lavori di Iodice, figlio della periferia napoletana più disagiata, da sempre attivo anche come operatore sociale. Proprio il contatto con i contesti più difficili e con la sofferenza ha sviluppato in Iodice la sensibilità che lo ha portato a fare un teatro poetico, ma allo stesso tempo di impegno civile. Palcoscenico dello spettacolo sarà il dormitorio stesso, o il dormificio come ama chiamarlo il regista Iodice. Nella sala mensa ci sarà il racconto dei sogni di sei ospiti, nella cappelletta ci sarà la performance di una cantante e infine una coreografia accompagnerà gli spettatori all’aria aperta nel cortile. Ma il momento più toccante dello spettacolo è forse il prologo nella saletta dove gli ospiti trascorrono il tempo giocando a carte e guardando la tv. Lì ci sarà uno dei protagonisti dello spettacolo, un ospite che per anni ha vissuto una esistenza normale, ma che a un certo punto ha perso tutto ed è finito a fare il mendicante. Proprio in quel momento così drammatico ha cominciato a scrivere delle poesie che sono diventate il cuore di ‘La fabbrica dei sognì. «La sua è la storia che più mi ha colpito – dice Iodice – è una sorta di Dino Campana che scrive poesie su qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Sono versi struggenti e mi ha colpito il contrasto tra la bellezza dell’endecasillabo classico con il contesto e gli argomenti di cui trattano». Un cantautore anarchico, un artigiano restauratore, un ricercatore, un laureato, un avvocato, una maestra che non riesce ad arrivare a fine mese. Saranno loro i protagonisti dello spettacolo di Iodice, i disperati del dormitorio che hanno chiesto al drammaturgo napoletano di trasformare in permanente il suo laboratorio teatrale. «Basta un attimo e si perde tutto e oggi questo attimo può essere tremendamente veloce – dice Iodice – Ma infondo a ogni persona, anche la più disperata, resta sempre una luce di profonda dignità».
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