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di GIUSEPPE AVIGNONE
La manovra da 24 miliardi strutturata dal Governo, al di là delle approvazioni o critiche politiche, è il segnale di un percorso obbligatorio che la maggior parte dei Paesi dovrà intraprendere nel breve termine. Se anche Germania e Francia, che appaiono più solide rispetto agli altri partner europei, saranno costrette a varare politiche estreme allora appare evidente come la situazione sia critica e soprattutto come essa sia sotto il giudizio – critico e selettivo – dei mercati finanziari. Gli operatori di mercato, infatti, sono quotidianamente alla ricerca di rassicurazioni dopo gli sviluppi della crisi greca ed il relativo pericolo di contagio e, quindi, per stabilizzare le borse e allontanare il nervosismo paiono necessari interventi urgenti da parte dei Paesi dell’Ue, nell’immediato come nei prossimi anni. Tuttavia, ciò che risulterà determinante e ciò che distinguerà i Paesi più virtuosi dagli altri sarà la lungimiranza dei Governi nazionali, visto che politiche una-tantum comporteranno soltanto un rinvio nel tempo della risoluzione dei problemi in essere: quelli di una popolazione sempre meno giovane e di conseguenza sempre più costosa a cui serviranno, per considerare sostenibile lo status-quo, un aumento costante della spesa, esattamente in controtendenza con le richieste dell’Ue. E’ certamente chiaro che interventi finanziari di tale portata – anche in Germania si prevedono tagli di circa dieci miliardi l’anno – abbiano ripercussioni sul consenso presso il popolo ed è proprio per questo che occorre che essi siano paritari e proporzionali, ma soprattutto che siano coerenti con gli obiettivi futuri, per evitare che i sacrifici di oggi siano inutili in ottica futura. La manovra studiata dal ministro Tremonti, invece, fa riferimento agli aumenti del pubblico impiego congelati temporaneamente, a tasse una-tantum, a condoni edilizi, allo stop al turnover nella P.a., a tagli alle Autonomie territoriali ed alle “finestre pensionistiche” che non rappresentano un serio intervento di lungo termine, ma piuttosto un’azione poco coraggiosa in ambito strutturale. Ciò è la dimostrazione di come il modello francese appena annunciato da Sarkozy – ad esempio l’innalzamento età pensionabile – non possa mai essere attuato in Italia per una serie interminabile di motivazioni (consenso pubblico, obiettivi politici e non economici) e ciò, oltre ad ampliare il divario tra il nostro Paese e i Paesi virtuosi, sancisce l’assenza di una cultura politica riformatrice e innovativa. Il coraggio di agire oggi anche contro i propri interessi per un miglioramento futuro è un pregio ed un segno di lungimiranza che in pochi possono vantarsi di possedere.

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