3 minuti per la lettura
di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – Danilo Restivo conosceva Jong-ok Shin detta Oki. Non solo perché abitava nella stessa zona in cui la studentessa coreana è stata ammazzata. «Oki andava spesso nel quartiere di Charminster, perché lì abita il suo migliore amico», dice al Quotidiano l’avvocato Giovanni Di Stefano, difensore di Omar Benguit, il giovane condannato all’ergastolo per l’omicidio di Oki che ora chiede la riapertura del processo.
L’avvocato Di Stefano, originario di Petrella Tifernina, in provincia di Campobasso, abita a Londra da anni e, per questo, ha più familiarità con l’inglese che con l’italiano. Ora chiede che Restivo venga incriminato anche per questo delitto.
L’avvocato anglomolisano gestisce uno studio a Roma, lo “Studio legale internazionale”, che conta tra i suoi clienti: Saddam Hussein, Charles Bronson, Tariq Aziz e Gary Glitter (un simpatico cantante pop inglese condannato per pedofilia).
La premessa è questa: «Ho depositato alla Corte della corona, la stessa che dovrà giudicare Restivo, una richiesta di riapertura del caso Benguit. Nei documenti che ho depositato sostengo che per l’omicidio di Oki ci sono più elementi a carico di Restivo che a carico del mio assistito Omar Benguit», spiega telefonicamente l’avvocato.
Ecco la ricostruzione: gli investigatori italiani segnalano nel 2002 che Restivo, ragazzo con precedenti penali, abita «proprio nella stessa zona in cui è stata uccisa in circostanze misteriose, il 12 luglio del 2002, la studentessa coreana Jong-ok Shin». La polizia inglese risponde «di aver tratto in arresto due persone responsabili dell’omicidio della ragazza».
Solo due mesi dopo, però, nella villetta di fronte all’abitazione di Restivo, a Capston road, viene assassinata e mutilata la vicina di casa, Heather Barnett. «Oki – spiega l’avvocato – fu uccisa a Malsmesbury Road Park, poco lontano dall’abitazione di Restivo, mentre tornava a casa dalla discoteca, da un uomo mascherato».
La principale testimone portata in aula dalla polizia fu una giovane prostituta tossicomane, sorpresa a rubare in un negozio. La sua versione crollò al primo processo quando, fra le tante contraddizioni, emerse che la persona indicata da lei come complice di Omar Benguit in realtà all’ora dell’omicidio si trovava dall’altra parte della città.
Nonostante questo Omar Benguit fu condannato all’ergastolo nel terzo processo, quando spuntò dal nulla un nuovo testimone che dichiarò di aver visto Omar affilare un coltello.
«Anche Danilo possedeva un coltello», dice l’avvocato Di Stefano riferendosi alla foto mostrata in diretta tv da “Chi l’ha visto?”.
L’avvocato sostiene che Oki, la mattina del 12 luglio del 2002, stava tornando a casa, dopo essere stata in discoteca. Successivamente la polizia trovò in una borsa di Danilo Restivo «un passamontagna e un paio di forbici».
Restivo, secondo l’avvocato, in quell’occasione non riuscì a dare spiegazioni.
Poi afferma: «E se con quel passamontagna e con quelle forbici mister Restivo si fosse avvicinato a Oki per tagliarle i capelli? E’ possibile che lei l’abbia riconosciuto. O che abbia riconosciuto il suo accento». Perché i due, secondo l’avvocato, «si conoscevano».
Il miglior amico di Oki abitava nelle vicinanze della villetta di Restivo. «I due si saranno incontrati». Poi l’avvocato torna alla sua ricostruzione: «Oki potrebbe aver urlato in preda al panico e Restivo, a quel punto, potrebbe averla pugnalata con le forbici».
Sono elementi «in comune – dice Di Stefano – con gli omicidi di Elisa Claps e di Heather Barnett». Nel primo caso Restivo è stato l’ultimo a incontrarla e nel suo alibi c’è un buco di un’ora e mezza che, secondo gli investigatori italiani, «coincide in modo sinistro con l’orario della scomparsa della ragazza».
Nel secondo caso Restivo ha dichiarato alla polizia inglese di essere stato alla Nacro, una scuola per ex detenuti, all’ora dell’omicidio. Il registro della scuola, però, risulta contraffatto. Qualcuno il giorno dell’omicidio ha modificato l’orario d’ingresso.
Quindi Omar Benguit è innocente? «La sua unica colpa – dice l’avvocato – è quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato».
E Danilo? Dice Di Stefano: «La prova era già disponibile nel 2002. Restivo era allora e rimane il primo sospettato, non solo per l’omicidio di Oki».
f.amendolara@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA